Rachid Nekkaz, che pagherà le multe sul burqa anche in Svizzera, è sicuro che il divieto non sarà applicato
LUGANO - Pagherò tutte le multe, fino a quando non avrò speso tutto: promette un impegno totale Rachid Nekkaz, l'uomo d'affari francese di origini algerine che, subito dopo il voto sul burqa in Ticino, aveva promesso di farsi carico delle eventuali ammende, come già sta facendo in Francia e Belgio.
"Mio padre mi ha sempre detto: nella bara non puoi portare con te il denaro, bensì unicamente la coscienza di aver agito correttamente durante la tua vita", spiega il milionario in un'intervista pubblicata oggi dalla "SonntagsZeitung".
Secondo Nekkaz il divieto della dissimulazione del viso nei luoghi pubblici deciso il 22 settembre dal popolo ticinese viola i diritti fondamentali: anche se la maggioranza non apprezza burqa e niqab non può togliere un diritto a una minoranza, argomenta il 41enne. "Indossare un vestito di un'altra cultura non è una provocazione", prosegue Nekkaz, che si sente di approvare un divieto nell'amministrazione, in una posta o in una banca, ma non nello spazio pubblico.
Ma non sarebbe il caso di fare uno sforzo per integrarsi? "Una parte importante delle donne multate in Francia non sono donne immigrate, bensì francesi convertite", osserva Nekkaz . "Vogliono rimanere integrate, ma vivere e vestirsi nel modo che ritengono giusto. Cosa c'è di sbagliato in questo?"
Comunque secondo l'imprenditore - che afferma di essere diventato ricco vendendo al momento giusto una start-up internet e investendo poi il ricavato in immobili, il cui valore è nel frattempo aumentato di 4-5 volte - il divieto ticinese non sarà applicato. Gli svizzeri sono persone ragionevoli e terranno conto dell'esperienza negativa della proibizione in Francia, fa notare. Ma se alla fine ci sarà da pagare, lui promette che risponderà presente.
ATS