Una visita dell'ispettorato del lavoro nello stabile del famoso guru della moda avrebbe costretto ieri sera Plein e i suoi collaboratori ad abbandonare l’ufficio. «Stavamo solo mangiando una pizza»
LUGANO - «Ci vogliono in Ticino, poi ci trattano come criminali». È uno sfogo senza mezzi termini quello che lo stilista Philipp Plein affida alla sua pagina Instagram dopo una presunta visita, ieri sera, dell'Ispettorato del lavoro alla sua sede di Lugano.
«Erano le 23:25 - scrive - Mi è stato intimato di smettere immediatamente di lavorare e di lasciare il mio ufficio assieme a tutte le persone che vi erano all'interno».
Plein si lamenta della rigidità del sistema: «Non posso credere che il Canton Ticino, che sta cercando di attirare l'attenzione soprattutto del settore della moda, invitandolo a trasferirsi in Svizzera, possa trattarmi come criminale mentre mangio una pizza assieme a 6 miei designer e 4 fornitori che sono venuti a farci visita dall'Italia». Quindi prosegue: «Non posso credere e non posso accettare tale trattamento nei confronti della mia compagnia e dei miei dipendenti. È incredibile essere trattati come criminali perché, all'interno del nostro edificio, mangiamo una pizza alle 23:25. Ci è stato chiesto di mostrare i nostri documenti altrimenti sarebbe stata chiamata la polizia».
Lo stilista non manca di ricordare il suo contributo all'economia locale: «Ho un totale di oltre 700 dipendenti in tutto il mondo che lavorano direttamente per il mio gruppo con uffici a New York, Hong Kong, Milano, Mosca. Negli ultimi 4 anni ho creato più di 140 posti di lavoro. Solo a Lugano il mio gruppo sta generando un fatturato di oltre 300 milioni di dollari! Non ho mai ricevuto un trattamento simile! Tutti quelli che erano con me si sono sentiti trattati come criminali e io non ho potuto spiegare cosa fosse accaduto. Siamo stati trattati cosi solo perché eravamo in ufficio? Non possiamo mangiare una pizza dopo le 23? Abbiamo arrecato un danno alla città di Lugano?».
Il caso non sarebbe isolato: «Questa è la seconda volta che ricevo un trattamento simile e non è accettabile. L'anno scorso 2 persone del mio team sono state trattate allo stesso modo perché stavano installando 6 computer e configurando i server per dei nuovi dipendenti. Questo doveva essere fatto fuori dall'orario di lavoro perché serviva spegnere tutti i computer, altrimenti oltre 140 persone sarebbero rimaste senza strumenti di lavoro per diverse ore. Non aver potuto terminare, ci ha costretti il giorno dopo a restare senza telefoni e computer per mezza giornata. È uno scanadalo».