L'imputato, un 20enne algerino, è accusato di ripetuto tentato omicidio intenzionale.
LUGANO - Lugano, 10 luglio 2022. Un normale sabato notte estivo sfocia nella violenza più brutale. Sono le 3.45 circa, infatti, quando fuori dalla discoteca Blu Martini un 19enne aggredisce con un coltello una 20enne, ferendola e tentando di infierire anche su un altro ragazzo. Ora, a quasi un anno di distanza, il giovane ne deve rispondere a processo alle Assise criminali di Lugano.
L'oggi 20enne, richiedente asilo algerino soggiornante nel Bellinzonese, è accusato di tentato ripetuto omicidio intenzionale, subordinatamente ripetute lesioni gravi tentate e lesioni semplici qualificate tentate e consumate, vie di fatto, minaccia, contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti e soggiorno illegale. Pur avendo ricevuto l'ordine di lasciare la Svizzera nel 2012, l'imputato ha infatti continuato a risiedere a Bellinzona.
«Volevo solo spaventarlo» - «Per me non è giusta l'accusa di tentato omicidio intenzionale», afferma il 20enne riguardo al primo ragazzo preso di mira. «Non volevo neanche colpirlo, ho mirato e colpito il muro. L'intenzione era di spaventarlo». Secondo il giovane la distanza tra la lama del coltello e il collo del malcapitato era infatti di circa 30 centimetri, mentre stando al suo avvocato difensore Ryan Vannin, che si basa sul filmato delle telecamere di sorveglianza, il distacco sarebbe stato ancora maggiore.
«Mi hanno pestato, non ero in me» - «In quel momento non ero in me», sottolinea l'imputato. «Mi avevano appena picchiato perché avevo toccato il sedere a una ragazza. Mi hanno distrutto la faccia, ho ricevuto un calcio in testa e ho visto il sangue scendere dal mio viso. Quando sono uscito dal Blu Martini ero arrabbiato e frustrato, inoltre avevo bevuto tanto e fumato marijuana».
«Il ragazzo si era spostato ancora prima che l'imputato sferrasse il colpo. Non c'è mai stata l'intenzione di colpirlo», sostiene intanto l'avvocato Vannin, mostrando alla corte le immagini della sorveglianza. «Probabilmente a causa della concitazione del momento i ricordi dell'imputato sono confusi». Per la procuratrice pubblica Anna Fumagalli, però, «la tesi della difesa è puramente interpretativa»: «Il video non è nitido e le dichiarazioni rilasciate da entrambe le parti dicono altrimenti».
«Non volevo ammazzare nessuno» - Si parla poi della vittima principale, la 20enne colpita e rimasta ferita al mento e all'avambraccio. «Ho fatto una cavolata ma non avevo alcuna intenzione di prenderle il collo. Non so cosa volevo fare, ma di certo non volevo ammazzare nessuno», sottolinea l'imputato. Del secondo fendente, quello sferrato all'avambraccio, il giovane afferma inoltre di non avere alcun ricordo.
La procuratrice pubblica, dal canto suo, sottolinea che il 20enne aveva già visionato i video della sorveglianza durante la fase d'inchiesta, mettendo in discussione questi vuoti di memoria. Fumagalli evidenzia inoltre che guardando le immagini l'imputato aveva commentato: «"Guarda quanti erano, bastardi, mi volevano tutti picchiare!"».
Minacce di morte - Stando all'atto d'accusa prima di passare all'azione il giovane avrebbe poi minacciato, brandendo il coltello, di tagliare la gola alla ragazza e di ammazzare lei e i suoi amici. L'imputato, però, nega: «Non l'ho mai detto. Sembra una frase da film».
L'asilo negato - La giudice Francesca Verda Chiocchetti si riferisce infine all'accusa di soggiorno illegale. «Perché quando è stato deciso l'allontanamento definitivo non siete andati via?», chiede al 20enne. «Non lo so», replica lui. «Io seguo quello che fanno i miei genitori, però sono nato e cresciuto qui, ho fatto le scuole qui e mi sento come tutti gli altri. Mi piace vivere in Svizzera, in Algeria non ho niente e non conosco nessuno, mentre qua ho la mia famiglia».
«Uscito dal carcere vorrei che qualcuno mi desse una mano per studiare e lavorare», conclude il ragazzo, che è stato espulso dalle scuole medie e non ha mai ottenuto la licenza. «Ho sbagliato, lo so, e mi sento in colpa. In prigione però sono maturato».