Fermare chi condivide file illegalmente per far rifiorire la cultura, la proposta dell'Esecutivo non dispiace nemmeno al Partito Pirata ticinese che rilancia: «Difficile sfida»
LUGANO - Misure «per rendere più efficace la lotta alla pirateria illegale su internet», quelle annunciate ieri dalla Confederazione e che saranno la base per la futura «revisione della legge sul diritto d'autore». L'obiettivo dichiarato è quello di porre un freno alla condivisione illegale di film, canzoni e giochi non penalizzando però chi li consuma, di modo che a trarne beneficio sia chi questi prodotti culturali li realizza.
Si tratta di un progetto, riporta Berna in una nota, figlio «del compromesso fra vari gruppi di interesse» e pare sufficientemente ragionevole da non dispiacere nemmeno... ai pirati stessi, come ci spiega Carlo Brancati, presidente del Partito Pirata della Svizzera Italiana e Growth Hacker.
Qual'è stata la vostra reazione al messaggio della Confederazione?
Premetto che in una situazione di disinteresse totale da parte delle istituzioni di tutto il mondo sull'impatto del digitale sulle nostre vite, ogni volta che si prova a lavorare su questi temi si può solo esserne contenti. Vi stupirò, lo so, ma il Consiglio federale in realtà ha trovato un buon compromesso. Per esempio ci piace il fatto che venga tutelato l'uso personale (ricordo i casi di ragazzini arrestati perché in possesso di musica scaricata) ma ho paura che questo si andrà a scontrare con la realtà: come faranno le autorità a rintracciare chi condivide o ospita i file illegali quando fra crittografia e darkweb diventa sempre più difficile?
Non lo considerate un duro colpo al vostro cavallo di battaglia della libera condivisione?
Ormai è una questione un po' superata per noi, di questi tempi preferiamo concentrarci sulla tutela della privacy. Non dico che ce ne disinteressiamo ma è una battaglia persa. Oggi con iTunes, YouTube, Netflix e affini abbiamo perso il web: è diventato come un enorme palinsesto televisivo in mano ai colossi dell'hi-tech. Fateci caso: se prima facevamo zapping con il telecomando, ora passiamo da una piattaforma all'altra, abbiamo perso il piacere di esplorare il web, che era poi la grande scommessa di chi il web lo ha inventato.
Come giustificate la pratica dello sharing/downloading rispetto al diritto d'autore?
Quando si parla di internet, tendo sempre a fare il parallelo con la realtà, ed esattamente come avviene nella vita di tutti giorni al bar, il passaparola è da sempre lo strumento di marketing più potente. Il fatto che le opere “girino” liberamente innesca proprio quel processo virtuoso del «Ehi, hai sentito questa traccia?» che non potrà mai passare esclusivamente da radio o tv. Ostacolandolo, si uccide l'underground, le opere più nascoste che poi sono (erano?) la grande opportunità del web.