Il direttore del DECS Manuele Bertoli prende posizione in merito al lancio del referendum contro la sperimentazione della riforma “La scuola che verrà”, approvata dal Gran Consiglio
BELLINZONA - Non poteva mancare all’appello la voce del direttore del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) al termine di una settimana che ha visto l’approvazione della sperimentazione del progetto e il conseguente lancio di un referendum (firmato dall’UDC) per bloccarla fra gli assoluti protagonisti.
«Ci vuole una mente ben contorta per sostenere che investire 34.5 milioni all’anno in più nella scuola pubblica a riforma generalizzata significhi smantellarla», ha scritto sul suo sito Bertoli, sottolineando il proprio stupore nei confronti del titolo con cui è stato confezionato il referendum (“No allo smantellamento della scuola pubblica”, ndr).
«Qualche referendum l’ho lanciato o sostenuto anch’io - ha ricordato il presidente del Governo -, ma normalmente quando parlavo di smantellamento è perché combattevo contro dei tagli, non dei maggiori investimenti».
Oltre al titolo, anche le cifre fornite dai referendisti sono finite nel mirino del numero uno del DECS, che ha ricordato come «tutti i docenti della scuola dell’obbligo hanno potuto discutere della riforma nel corso di decine di incontri», mentre chi invece «non si è espresso in nessuna delle due consultazioni organizzate sono UDC e Lega dei ticinesi, da cui provengono diversi promotori. Un po’ imbarazzante criticare chi non si sarebbe espresso dopo aver fatto scena muta per anni».