Approvata la concessione del credito di 6,3 milioni di franchi per avviare la sperimentazione. Bocciati gli emendamenti presentati da Morisoli e Pamini
BELLINZONA - Scatta il semaforo verde per la sperimentazione della “Scuola che verrà”. Nel tardo pomeriggio, dopo ore di dibattito, il plenum del Gran Consiglio ha approvato con 51 voti a favore, 19 contrari e 5 astenuti un credito di 6,7 milioni di franchi per avviare il progetto.
«Non è un esperimento per vedere che effetto fa. Lo scopo è mettere a punto un sistema in vista di una generalizzazione», ha sottolineato il presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli prima del voto, precisando che l’obiettivo è quello di «giungere ad una riforma» che «non vuole far altro che migliorare l’offerta ai giovani per il futuro».
Il rapporto di maggioranza - firmato da Plr, Ppd e PS - proponeva una soluzione di compromesso: l'aumento del credito a 6,7 milioni di franchi (il messaggio governativo menzionava 5,31 milioni) e il coinvolgimento della sede di Caslano, oltre ad Acquarossa, Biasca e Tesserete. La sperimentazione su quattro sedi permetterà di testare due modelli: in due scuole la sostituzione dei livelli A e B con laboratori nelle materie principali e una separazione delle classi casuale (modello caldeggiato dal Decs), nelle altre due una divisione fra allievi più orientati ad un approccio teorico, rispettivamente pratico nei laboratori di italiano, matematica, tedesco e scienze (modello proposto dal Plr).
Bocciato l'emendamento di Morisoli - L'emendamento presentato da Sergio Morisoli è stato bocciato con 37 voti contrari, 35 favorevoli e 8 astenuti. L'emendamento chiedeva di formalizzare legalmente nel decreto che il dossier relativo alla riforma scolastica non potesse essere congelato o abbandonato dalla Commissione scolastica ma che, al contrario, si dovesse in parallelo avviare un «cantiere» prendendo in considerazione tutta la documentazione presente sul tavolo della Commissione.
«Nonostante la bocciatura dell'emendamento - ha commentato Manuele Bertoli - confermo che ci sarà comunque un dialogo continuo con la Commissione scolastica, anche diretto, perché è nell’interesse del progetto sperimentale».
Bocciato l'emendamento di Pamini - Anche l'emendamento presentato da Paolo Pamini è stato bocciato, con 41 voti contrari, 40 voti favorevoli e 1 astenuto. Il capoverso proposto chiedeva di precisare nel decreto, al fine di «salvaguardare l'autorevolezza e l'efficacia della sperimentazione», di sottoporre a priori al Gran Consiglio un piano che stabilisse precise regole per la conduzione e il monitoraggio della stessa.
La "minaccia" del referendum - Pamini, prima del voto al "suo" emendamento, ha rammentato come una bocciatura - dopo il voto negativo a quello di Morisoli - «continuerà ad aumentare il rischio di successo di un eventuale referendum, perché sarà uno strumento in mano ai docenti e alle famiglie».
Gli ha risposto il consigliere di Stato Manuele Bertoli: «Un referendum popolare è sempre possibile. Deve essere chiaro, però, che impedirebbe la partenza del progetto in settembre. Se volete maggiori rassicurazioni, noi siamo pronti a dialogare permanentemente con la Commissione scolastica».
Reazione del PLR - Il PLR non è pienamente soddisfatto del risultato, ma «questa soluzione condivisa ha permesso di tentare una nuova strada per far sì che la qualità dell'insegnamento e l'educazione delle nuove generazioni possa in futuro essere ancora migliore rispetto a quella di oggi. Speriamo sia davvero così» ha dichiarato Maristella Polli, granconsigliera PLR e vicepresidente della Commissione scolastica.
Secondo il PLR la sperimentazione non può e non deve essere considerata come il primo passo verso la generalizzazione automatica di un modello. «Dopo i tre anni vi dovrà essere un’approfondita analisi dei dati raccolti per un serio confronto tra la situazione attuale, le indicazioni scaturite dal modello base proposto dal DECS e i risultati ottenuti dal modello proposto in particolare dal PLR. Grazie alla sperimentazione sarà possibile il confronto dei modelli alternativi al sistema attuale sulla base di un’analisi scientifica approfondendo i pro e i contro delle due opzioni e dell’attuale offerta. Solo in questo modo si potrà dare un contributo valido al miglioramento della scuola ticinese, in particolare della scuola media».
Soddisfatto il PS - Il PS si dice soddisfatto. «Questo progetto è un passo in avanti per la scuola poiché mette le necessità e l’apprendimento delle allieve e degli allievi al centro dell’attenzione, per una scuola inclusiva ed equa che garantisce le pari opportunità». Ma Igor Righini non risparmia qualche frecciatina: «Come più di quarant’anni fa, quando Franco Lepori operò uno studio che portò alla nascita della Scuola media, anche oggi ci è voluto un socialista – Manuele Bertoli – per mettere l’allievo al centro della scuola e la scuola dell’obbligo al centro dell’attenzione, permettendo così di fare un decisivo passo in avanti in quest’ambito cruciale per la società. Come allora, anche oggi una parte della politica ha cercato di rallentare e modificare i progetti scolastici. È successo con l’intervento del PLRT che all’ultimo momento ha deciso d’introdurre un modello alternativo, calato dall’alto e senza che sia stato soggetto a nessuna consultazione, contrariamente al progetto “La scuola che verrà”, il quale è il risultato di uno studio approfondito che è stato sottoposto a due fasi di riflessione e consultazione».
Il risultato piace al PPD - Il PPD esprime soddisfazione per l’investimento importante che il Parlamento ha votato oggi a favore della sperimentazione nella scuola dell’obbligo. Il partito si è «fortemente impegnato» per «raggiungere una soluzione di compromesso che permettesse di sbloccare una situazione iniziale caratterizzata da posizioni molto diverse». E rivendica il potenziamento immediato della formazione dei docenti, ma anche lo sviluppo, nel secondo biennio, di un modello alternativo dei percorsi differenziati all’interno delle settimane a progetto (tra le 60 e le 90 ore all’anno), in modo da valorizzare al meglio le qualità, le potenzialità e le esigenze di ogni singolo allievo. «In questo modo si permetterà all’alunno di meglio conoscere e sviluppare le sue reali potenzialità.