L'ha inoltrata al Consiglio di Stato l'MPS, che "accusa" Andrea Pagani e la logica delle nomine legate ai partiti
BELLINZONA - Il terremoto che ha travolto il Ministero pubblico ticinese non smette di far discutere. Il Consiglio della Magistratura ha “bocciato” la rielezione di cinque procuratori pubblici. Non si sanno ancora le motivazioni, ma le riflessioni non si risparmiano. E ora c’è anche un’interpellanza al Governo.
A inoltrarla è stato l’MPS. Che proprio questa mattina si era inizialmente espresso soprattutto nei confronti di «coloro che dovrebbero verificare, in modo sistematico e con cognizione di causa, che il loro lavoro venga svolto». In primis il procuratore generale Andrea Pagani.
Con l’interpellanza, ora, viene sollevata anche la responsabilità «dei partiti di Governo che dominano le scelte del Gran Consiglio». Così come viene criticato il sistema delle nomine. «Sappiamo che costoro sono stati nominati in base a stretti calcoli di quote di rappresentanza - scrive l’MPS -. Persino il Consiglio della Magistratura è un organismo tutt’altro che indipendente da questa occupazione del potere partitica. Ricordiamo che il seggio del PS (Pau Lessi) è da un paio d’anni sospeso».
Un altro aspetto sollevato è che se il Consiglio della Magistratura avesse motivato la propria proposta con “criteri quantitativi”, legati all’efficacia e alla “redditività” del lavoro svolto, «sarebbe necessaria la massima prudenza poiché l’attività di un magistrato non può e non deve essere misurata con criteri di efficienza economica, con criteri di economia di scale». Oppure, «alla base di un eventuale malfunzionamento potrebbero esserci anche scelte organizzative o di un sovraccarico di lavoro che, verosimilmente, pesa su alcuni magistrati più di altri».
Matteo Pronzini, Simona Arigoni e Angelica Lepori domandano pertanto al Consiglio di Stato se «non ritenga che in questa vertenza emergano forti e gravi responsabilità da parte del Procuratore Generale Andrea Pagani», se «queste responsabilità siano da collegare alle carenze emerse in occasione dell’audit a cui si era sottoposto al momento della candidatura come Procuratore Generale» e se «non sarebbe ora di dar avvio a una riflessione su un modo diverso di procedere alle nomine in organismi fondamentali, che rompesse con la tradizionale lottizzazione delle poltrone da parte dei quattro partiti di governo».