Il Consiglio federale risponde a un'interrogazione di Marco Chiesa (Udc).
BERNA - Nessun intento punitivo nei confronti del Ticino nella fissazione dei premi malattia del 2023: è quanto si evince dalla risposta del Consiglio federale ad un'interrogazione di Marco Chiesa (UDC/TI), in cui il governo specifica che «un'attenuazione degli effetti di anni difficili - ossia il biennio 2020/2021 - mediante una copertura deliberatamente insufficiente sarebbe illegale».
Su quest'ultimo aspetto, il governo risponde indirettamente al Dipartimento della sanità e della socialità ticinese che aveva chiesto a Berna, stando al Consigliere agli stati ticinese nonché presidente dell'UDC, di tener conto della media dei costi nel biennio 2020 e 2021 al fine di ammorbidire l'effetto "rimbalzo" dei costi dei due anni pandemici particolarmente difficili per il Cantone.
Nella sua risposta a Chiesa, il governo spiega che «la causa dell'aumento dei premi è da ricondurre, per tutti i Cantoni, all'evoluzione dei costi. Quest'ultimi sono stati relativamente contenuti nel 2020 e anche nella prima metà del 2021 a causa della pandemia, ma nella seconda metà del 2021 si è registrato un forte aumento poiché i trattamenti rimandati sono stati ampiamente recuperati».
Un fenomeno, quest'ultimo, osservato dappertutto: i costi stimati per il 2022 sono stati sottovalutati da tutte le parti interessate, con la conseguenza che i premi non riescono a coprirli e le perdite devono essere compensate con le riserve.
E in Ticino tale effetto è stato un po' più pronunciato, secondo il Consiglio federale. Ciò spiega come, mai, sottolinea l'esecutivo, l'aumento dei premi in questo cantone per il 2023 sia leggermente superiore rispetto alla media svizzera.
I premi approvati dalla Confederazione per l'anno prossimo coprono quindi i costi previsti per il 2023 (ossia i costi per le prestazioni, la compensazione dei rischi e i costi amministrativi dell'assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie), per assicuratore, nel Cantone Ticino.
Per il 2023, la previsione del Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo prevede una crescita dei costi del 5,1% nel Ticino. Anzi, secondo un calcolo semplificato, con una crescita media annua del 2,2% dal 2021 al 2023 e la necessità di recupero sui premi del 2021 del 6,2% (combined ratio 2021 del 106,2%) i premi dovrebbero addirittura aumentare di quasi l'11%. Tuttavia, riducendo al massimo i margini di calcolo, l'aumento dei premi nel 2023 risulta leggermente inferiore.
In merito alla richiesta di rassicurazioni di Chiesa che con i premi calcolati non si creeranno riserve nazionalizzate alle spese dei ticinesi, il Consiglio federale risponde che «negli ultimi sette anni il Ticino ha potuto coprire i costi complessivi (compresi quelli amministrativi) soltanto nel 2018 e nel 2020. Ad eccezione di questi due anni, la combined ratio (ossia il rapporto tra costi e premi) ha sempre superato il 100%».
In cinque dei sette anni, i premi non hanno quindi coperto i costi totali. La combined ratio del Cantone Ticino era nettamente superiore a quella dell'intera Svizzera. Ciò significa, secondo il governo, che «il Cantone Ticino non ha contribuito alla costituzione di riserve a livello nazionale».