Dall'MpS piovono critiche sull’ex dirigente richiamato all'ovile: «Garantirà stipendi faraonici, bonus, regole insufficienti. Come prima»
LUGANO - Acclamato da PLR e Centro, meno dagli ambienti di sinistra. Sergio Ermotti è stato richiamato a guidare UBS dopo l’acquisizione di Credit Suisse.
«È la storia che si ripete - commenta ora l'Mps -. Era già stato chiamato a dirigere UBS poco dopo il tracollo del 2008 e il salvataggio con soldi pubblici».
Il Movimento per il Socialismo non manca di ripercorrere l'operato del manager definendo «a dir poco agiografico» il riassunto di Wikipedia del percorso del ticinese alla guida di UBS. «Pare anche che alle cene aziendali trasformasse l’acqua in vino, facendo risparmiare la banca sulla fattura del ristorante», commenta con ironia il partito di Pronzini sulla sua pagina web.
«Nel 2008, al momento del salvataggio di UBS - fa notare quindi l'MpS -, si è detto che era la ricerca del massimo profitto che aveva portato al disastro, che i bonus e i salari elevatissimi avevano spinto manager e dipendenti a correre rischi troppo elevati. Allora la Banca Nazionale mise a disposizione 62 miliardi e la Confederazione altri 6 miliardi. Anche allora, tutte le proposte per regolamentare il settore furono bocciate dai partiti borghesi. Ed è così che fu creata la Finma... che un anno dopo autorizzò il versamento dei famosi 2,2 miliardi di bonus ai dirigenti di UBS malgrado la banca avesse accumulato 20 miliardi di perdite nel 2008, senza neppure avvisare il Parlamento. Dei sei miliardi versati dalla Confederazione quindi più di un terzo è servito a “premiare” manager che avevano causato il disastro».
L'MpS si domanda dunque se Sergio Ermotti abbia davvero introdotto una “nuova cultura aziendale” in UBS. Cita quindi il rapporto 2022 della Finma, secondo cui per UBS «sono emerse considerevoli lacune nella gestione e nel controllo dei rischi e una valutazione fallace dei rischi dei clienti e dei relativi portafogli, nonché notevoli carenze a livello di modelli e metodologie dei rischi».
Facendo poi notare come l'ottimismo di Ermotti sul futuro delle banche elvetiche si sia scontrato con la realtà dei fatta data da quanto accaduto con Credit Suisse, l'MpS conclude ricordando come lo stesso sia stato uno dei dirigenti meglio pagati di sempre (quasi 120 milioni in 9 anni alla guida di UBS), «quanto un ticinese medio in oltre 1800 anni di lavoro»... «Quando le azioni di UBS sono sì passate da 9,69 franchi a meno di 15, ma nel 2007 valevano circa 80 franchi». A Swiss Re? L'Mps cita il blog Inside Paradeplatz e un articolo dell’anno scorso intitolato “Con Ermotti capitano, esplodono i bonus”: «Si legge che i vertici del riassicuratore non hanno mai guadagnato tanto come da quando Ermotti è diventato presidente, malgrado la perdita di valore del titolo».
Conclusione? Per il Movimento per il Socialismo non si è scelto l'uomo del cambiamento, ma colui che «garantirà la continuità, stipendi faraonici, bonus, regole insufficienti. Tutto rimarrà come prima. Ed è proprio questo che si vuole con il ritorno di Ermotti alla testa di UBS».