Anoressia e disturbi alimentari, la problematica è finita sul tavolo del Consiglio di Stato mediante un'interrogazione
BELLINZONA - I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono una serie di patologie mentali che possono essere altamente invalidanti, potenzialmente letali e molto gravose sia dal punto di vista fisico che psicosociale. A livello mondiale questi disturbi sono in esponenziale aumento.
Per questo motivo e per capire la situazione in Ticino, tra prevenzione e cure, Giorgio Fonio (Centro) e Danilo Forini (PS) hanno inoltrato un'interrogazione al Consiglio di Stato. Anche perché, come hanno spiegato i due politici insieme alla ricercatrice Giovanna Pedroni in conferenza stampa, «a livello di salute pubblica, al grave problema non sembra essere attribuita la necessaria importanza».
In Ticino, è stato ricordato, esiste un unico centro che si occupa della cura di DCA, «che però accoglie solo persone sopra i 16 anni ed ha unicamente sei posti letto e una lunghissima lista d’attesa. Per i minori di 16 anni esiste un unico posto letto presso il civico a Lugano, anche per costoro la lista d’attesa è assai lunga». I firmatari trovano positivo che nella recente Pianificazione sociopsichiatrica adottata dal Gran Consiglio siano previsti dei potenziamenti, ma trovano «urgente adottare misure per garantire che tutte le persone che ne hanno bisogno possano accedere alle cure adeguate prima che sia troppo tardi».
Oltre a ciò, «sarebbe anche auspicabile che siano adottate misure di prevenzione efficienti affinché si possa frenare la crescita esponenziale dei casi». Per Fonio e Forini la Svizzera fa troppo poco a livello di prevenzione: «Non sembra essere una priorità, sembrerebbe si preferisca usare i soldi per curare anziché prevenire». Si mira quindi a coinvolgere le scuole - visto che i giovani sono tra i più toccati - e i genitori.
Inoltre, c'è un problema stigmatizzazione: «Numerose ricerche hanno evidenziato stereotipi, pregiudizi e discriminazioni nei confronti delle persone affette da disturbi alimentari. Lo stigma, presente verso la maggior parte delle persone ammalate, limita la capacità di cercare aiuto e di interagire con la famiglia, gli amici o i colleghi e, inevitabilmente, porta a ulteriori problemi di salute fisica e mentale: molti sono coloro che potrebbero non rendersi conto dei rischi connessi ai disturbi alimentari e potrebbero non cercare aiuto in tempo».
Le domande poste al Consiglio di Stato