Critico il fronte ambientalista, da Greenpeace ai Verdi: «sconcertati dall'inerzia della Confederazione».
BERNA - Alla conferenza mondiale di Sharm el-Sheikh «sono stati fatti lievi progressi sul fronte della politica climatica». Lo ha detto il capo della delegazione svizzera, Franz Perrez.
A suo avviso quanto successo mostra che «le critiche mosse dopo la prima settimana di negoziati erano giustificate: nel frattempo sono stati compiuti passi avanti», ha indicato il funzionario e ambasciatore all'agenzia Keystone-Ats, citando in particolare la creazione di un fondo per compensare i paesi più poveri delle conseguenze del riscaldamento globale. Ancora aperta a tal proposito è la questione dei mezzi finanziari e della quota elvetica.
Stando al capo della divisione affari internazionali in seno all'Ufficio federale dell'ambiente (UFAM) «la Svizzera ha peraltro svolto un ruolo importante nella discussione sul tema. E si è impegnata anche nel dibattito sulle regole tecniche, per esempio nel campo dei certificati di emissione». Al capitolo progressi, Perrez ha pure menzionato la graduale eliminazione del carbone, sostenuta dalla Confederazione. La conferenza ha poi adottato un programma di lavoro con l'obiettivo di ridurre ulteriormente le emissioni globali.
Ma le flebili dichiarazioni di Perrez non collimano con la pioggia di critica che arriva dal fronte dei movimenti ambientalisti. I Verdi si dicono delusi: «la Cop27 si è chiusa senza progressi su dossier importanti e Berna non si è assunta le sue responsabilità».
Secondo il partito - che si è espresso in un comunicato - il governo elvetico «deve fare di più per la giustizia climatica, in particolare sostenendo maggiormente i paesi maggiormente toccati dalla crisi: per farlo deve impegnarsi con un contributo di almeno un miliardo di franchi all'anno».
Per Greenpeace la conferenza ha mostrato che «la politica climatica della Confederazione è rimasta del tutto indietro rispetto alle sfide attuali. Alla Svizzera piace mettersi in mostra a livello internazionale, ma non ha alcun motivo per farlo», si legge in una nota. L'organizzazione critica Berna «per essersi rifiutata di adeguare i suoi obiettivi climatici e per non voler regolamentare la piazza finanziaria, in relazione all'impatto degli investimenti sull'ambiente».
Inoltre viene fatto troppo poco per garantire che i paesi più poveri ricevano un sostegno finanziario per adattarsi alle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Stando a WWF Svizzera il vertice delle Nazioni Unite «è sfociato solo in un consenso minimo. Il fondo per i danni alle nazione povere è un raggio di speranza in una conferenza generalmente deludente. Le decisioni adottate in Egitto sono state ben al di sotto delle aspettative», si legge in un comunicato. Anche l'accordo sul fondo per le perdite e i danni climatici delle nazioni meno facoltose è troppo vago. «Ma soprattutto ora alle parole devono seguire le azioni».
E ancora: «È sorprendente che, vista la difficile situazione geopolitica e la presidenza poco ambiziosa, si siano fatti ugualmente dei piccoli passi nella giusta direzione». A dirlo é stato Patrick Hofstetter, esperto di protezione del clima del WWF, che ha fatto parte della delegazione svizzera in Egitto come rappresentante delle associazioni ambientaliste.
Ha però aggiunto: «Non si può sicuramente parlare di successo, soprattutto quando si tratta di evitare la crisi climatica, ma anche se i risultati dei negoziati devono essere definiti minimi e insufficienti, questo non vale necessariamente per il resto della conferenza sul clima. La conferenza si è infatti trasformata in un importante luogo di incontro: esperti di innovazione per la protezione del clima, sostenitori di progetti e finanziatori si incontrano, si ispirano a vicenda e spesso firmano progetti di attuazione concreti. Questo dà speranza».
Il Wwf fa sapere che «nei prossimi dodici mesi avremo alcune importanti opportunità per prendere delle contromisure a livello politico. Necessari saranno: un "sì" popolare al Controprogetto indiretto all'Iniziativa dei ghiacciai il prossimo giugno, una solida legge sull'energia, in modo da promuovere su larga scala l'efficienza energetica e le energie rinnovabili rispettose dell'ambiente e una legge sul CO2 che riporti la Svizzera in linea con la protezione del clima di Parigi».