Enea Rossetti, candidato 84 per il PLR al Gran Consiglio.
Il tema energetico ed ambientale è nei pensieri di tutti. Negli ultimi 10 anni abbiamo dovuto rassegnarci agli evidenti cambiamenti climatici e siamo stati di recente confrontati con delle carenze di energia e di acqua, che ci hanno indotti a riflettere sul nostro approccio futuro in tali ambiti.
È quindi importante sfruttare questi pensieri e questa maggiore attenzione sociale per costruire queste transizioni.
Recentemente ho pubblicato un articolo dal titolo: “Sostenibilità: non per ideologia ma per senso di appartenenza” in cui approfondisco la prima azione che secondo me bisognerebbe sostenere maggiormente, ovvero la sensibilizzazione del singolo sui propri consumi e sprechi. Ognuno, con piccoli gesti, può facilmente influenzare la domanda di risorse e rapidamente si riscontrerebbero importanti risultati.
In questo articolo mi voglio però dedicare alle soluzioni sistematiche e tecnologiche verso le quali dovremo sempre più orientarci, cercando anche di dare un fil rouge nella loro applicazione.
Se alla base è richiesto un impegno individuale per minimizzare gli sprechi, al secondo posto metterei il contributo individuale nelle scelte del futuro prossimo. Con ciò intendo il fatto di sfruttare l’opportunità di risanare gli edifici esistenti isolando l’involucro delle abitazioni; di prevedere la posa di pannelli solari sul proprio tetto per aumentare l’autonomia d’approvvigionamento e la produzione indigena di energia rinnovabile; di valutare un passaggio alla mobilità elettrica se il leasing sta scadendo o l’auto sta terminando il proprio ciclo vitale e di utilizzare gli incentivi e le consulenze messe a disposizione. Tutti questi sono provvedimenti che progressivamente possono essere previsti e attuati sia nel corto che nel medio termine, pur rimanendo coscienti del fatto che alla base ci vuole un investimento finanziario e che non tutti possono permetterselo istantaneamente (ma proprio per la sua importanza bisogna iniziare a parlarne e a pensarci con anticipo). Ricordiamoci che questi sono investimenti iniziali che si ripagano nel tempo, perché permettono di ridurre i consumi, le spese del combustibile, le tasse e l’acquisto dalla rete.
Nel medio e lungo termine dovremo quindi pensare ad una elevata produzione elettrica, garantita da un mix energetico variegato, rinnovabile ed indigeno sfruttando al massimo le disponibilità. Variegato, per permettere una maggiore sicurezza e stabilità anche in caso di problemi parziali dalle diverse fonti (il sistema sarebbe più resiliente e robusto). Rinnovabile, poiché si sfruttano risorse che si autogenerano naturalmente. Indigeno, poiché la dipendenza dall’estero è rischiosa, mentre una collaborazione di scambio per l’equilibrio della rete è senza dubbio vantaggiosa.
La grande sfida è identificare la combinazione di produzione energetica idonea in funzione del luogo e delle sue caratteristiche (densità di popolazione, irraggiamento solare, geotermia, potenza idrica o eolica, disponibilità di biomassa,…). È proprio in questo campo che la politica deve impegnarsi per indirizzare la transizione attraverso studi di fattibilità, informazioni chiare, prese di posizione e decisioni giustificate (spesso anche basandosi sull’opinione di esperti).
È un compito complesso quello che ci viene chiesto di risolvere e purtroppo una soluzione generalizzata non esiste. Alla base di tutto ci siamo noi e le nostre necessità e quindi è il nostro modo di reagire da ora, sempre più velocemente, per raggiungere i risultati, a fare la differenza.
Sono convinto che con la giusta attitudine e consapevolezza tali obiettivi si possano raggiungere. La soluzione sta nella concretezza e nel realismo oltre che nella comprensione e trasparenza su quanto viene deciso… e in questo senso investirò le mie energie personali per favorire una transizione armoniosa ed efficace.