Amalia Mirante, candidata al Consiglio di Stato (Avanti con Ticino & Lavoro).
I dati parlano chiaro. Tra il 2011 e il 2021, il numero di frontalieri è esploso, mentre gli occupati svizzeri in Ticino sono diminuiti di 5.000 unità. Sempre più giovani ticinesi tra i 20 e i 30 anni sono costretti a cercare altrove le opportunità che il Cantone non offre.
Questo scenario si è delineato in un decennio, con il problema negato nonostante gli avvertimenti di esperti inascoltati. Troppo tempo è stato sprecato in dispute tra forze politiche, confidando in un'auto-risoluzione del problema.
Ora, con il problema evidente, si afferma che nulla si può fare, giustificando l'immobilismo politico. Con Avanti e il Movimento Ticino e Lavoro, ci focalizziamo sul lavoro per i residenti, questione centrale nel cantone Ticino, all'origine del paradosso ticinese: alto prodotto interno lordo pro-capite, salari bassi e disoccupazione elevata.
I giovani sono costretti a lasciare il Ticino per lavorare. Per altri il lavoro diventa meno remunerativo, rendendo conveniente vivere in Italia. Di conseguenza, si esportano risorse umane verso il resto della Svizzera e risorse finanziarie verso Lombardia e Piemonte.
Per anni, istituti di ricerca affermavano che tutto procedeva bene, mentre opinionisti ed "esperti" sostenevano che la libera circolazione ci avrebbe arricchito tutti. I risultati, però, mostrano che avevano torto.
La situazione è ancora più grave dopo quanto accaduto a Credit Suisse: il prezzo più alto lo pagheranno i collaboratori ticinesi che difficilmente riusciranno a trovare un altro posto di lavoro qui.
La popolazione è disillusa, poiché la classe politica afferma che nulla si può fare. Alcuni politici suggeriscono addirittura di trasferirsi in Italia, come i ginevrini che si stabiliscono in Francia per sfuggire agli alti affitti del canton Ginevra. Tuttavia, molto può essere fatto.
È necessario superare la dicotomia destra/sinistra. La destra si è limitata a incolpare i frontalieri, mentre la sinistra ha fatto altrettanto con gli imprenditori, senza risolvere nulla.
Per affrontare il problema, occorre far valere le proprie istanze presso Berna, sostenere gli imprenditori con incentivi all'assunzione di residenti e incoraggiare l'insediamento di aziende che assumano localmente con politiche economiche sagge e lungimiranti.
Abbiamo un insieme di proposte in tale direzione, ma altre soluzioni utili possono essere individuate tra altri partiti e movimenti. È fondamentale porre il problema al centro del dibattito politico cantonale e affrontarlo con responsabilità, evitando di scaricare le colpe.
La responsabilità ricade su tutti coloro che, negli ultimi vent'anni, hanno governato il cantone, litigando anziché risolvere il problema. Non è troppo tardi, ma è necessario cambiare rotta. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, con una priorità assoluta: il lavoro per i ticinesi.