di Davina Fitas, Candidata al Gran Consiglio Nr. 7 – Lista 7
Lo scorso 8 marzo il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha fatto il punto sulla situazione delle donne. La sua analisi è sconfortante: di questo passo ci vorranno 300 anni per raggiungere la piena parità di genere!
Le crisi vissute negli ultimi anni hanno lasciato un segno in particolare sulle donne: anche nel nostro paese sono state le più attive professionalmente nei settori a rischio durante i lockdown e, sempre loro, si sono impegnate nelle case per sostenere i figli nella formazione a distanza. Sono state quelle impiegate nei lavori domestici che non hanno potuto (unica categoria professionale) far capo al lavoro ridotto e che hanno conseguentemente perso il proprio lavoro. Sono le donne che hanno perso la loro casa per i bombardamenti e hanno dovuto abbandonare tutto per sopravvivere. Ma sono anche le donne che hanno messo a rischio la propria vita e quella dei propri figli nel Mediterraneo, alla ricerca di una speranza perduta.
La società conta sulle donne e sa che loro ci sono per svolgere compiti essenziali, ma non ne riconosce purtroppo il valore dato quotidianamente. Difatti oggi in Svizzera siamo ancora confrontati con la disparità salariale e con disuguaglianze nella possibilità di fare carriera e nella formazione continua. Anche la politica è ancora troppo declinata al maschile e le donne sono spesso penalizzate e lasciate ai margini della discussione. La competenza è spesso associata alle figure maschili, anche se il livello di formazione delle donne è attualmente molto alto e spesso superiore a quello dei colleghi maschi. Si continua inoltre a perpetrare una figura femminile correlata al solo concetto di cura. Una vera condivisione di compiti e responsabilità permetterebbe per contro alle donne di liberare energie a favore dell’attività lavorativa, della politica e del volontariato. Per raggiungere questo obiettivo è però necessario che tutti percepiscano e comprendano il grande valore del contributo femminile a tutti i livelli.
È anche necessario che gli uomini rinuncino ad una parte dell’attività lavorativa per dedicarsi agli impegni familiari. In questa direzione va la percezione dei giovani, che naturalmente vedono con favore il lavoro a tempo parziale. Chissà quando l’economia finalmente prenderà sul serio queste loro richieste, speriamo di non realmente dover aspettare altri 300 anni!