Carlo Regondi, candidato Consiglio Comunale di Lugano PLR, lista 2 Candidato 43
LUGANO - La Lugano che tutti vorremmo, lo si legge dai numerosi interventi dei candidati politici e dalle interviste ai cittadini, è sicuramente una città più viva, con attenzione ai quartieri e che offra opportunità di crescita e di lavoro, pena il suo graduale e inesorabile decremento demografico e degradamento economico.
Una Lugano più attiva, colorata, turistica, innovativa e attrattiva non è un sogno irrealizzabile, anzi, sono convinto che abbiamo tutte le potenzialità per svoltare pagina dopo la crisi dell’ultimo anno e gettare le basi di un rilancio.
Certo faccio un po’ fatica a immaginarmi “Lugangeles”, paragone a mio parere un po’ improprio: la città americana è famosa per il suo alto tasso di criminalità, i quartieri (o municipalità) sono molto “distanti” l’uno dall’altro, perennemente imbottigliata nel traffico, il cemento e le highways fanno da feroce contrasto con la spiaggia e Beverly Hills. Los Angeles è più un agglomerato da milioni di cittadini che un vero polo urbano unito e in simbiosi come vorrei fosse Lugano. Inoltre mi richiama un turismo tipico da States, tanto “pop” e poca sostanza, consumistico, mordi e fuggi, non storico, tradizionale o culturale come potremmo offrire noi, ma più orientato su un effimero parco giochi per grandi, stile Las Vegas.
Personalmente sono un sostenitore di copia (il bello), adatta (in base alle tue esigenze) e incolla (con le tue capacità) ma non sarei andato così tanto lontano, non solo geograficamente, per ispirarmi a un modello di città. Tra l’altro siamo passati con tanta facilità dalle riserve indiane alla città degli Angeli. Se proprio dovessimo ispirarci a qualcuno, potremmo piuttosto immaginarci come “Luganna”, prendendo spunto da Losanna, famosa per la sua formazione Universitaria (EPFL), la Scuola Alberghiera (EHL), lo Sport (sede CIO), i suoi Musei, la sua internazionalità e la diffusa rete di trasporti. Caratteristiche sicuramente più affini con la nostra piccola e svizzera Lugano, considerando anche il fatto che con la città del lago Lemano condividiamo parzialmente anche la conformazione geografica (lago e colline). Spero che anche il Gigi da Viganello sia d’accordo.
Una Lugano ancora piccola in certi aspetti, che deve continuare a crescere per non perdere il ruolo di città traino del Cantone, costruendo l’ambiente ideale per l’immediata ripresa del commercio e della ristorazione, favorendo ad esempio le aperture straordinarie dei negozi (es. durante gli eventi di grande richiamo) e la concessione di maggiori spazi pubblici per gli esercenti. Una Lugano che deve saper accelerare i tempi di realizzazione delle idee, per non proporre oggi progetti vecchi di 10 anni e non compatibili con la realtà (es. Campus SUSPSI sulla trincea, già definito sottodimensionato) o perdere occasioni uniche per il rilancio (Mizar-Medtech). Chissà anche qui cosa pensa il Gigi.
La città deve focalizzare i propri sforzi, in comune con i privati e gli imprenditori locali, nel realizzare contenuti all’interno dei contenitori che abbiamo attualmente a disposizione. Non basta avere un polo universitario, dobbiamo costruire attorno una offerta che crei attrazione, pathos, voglia di vivere fuori e dentro l’università. Una zona universitaria dove si fondano spazi per i giovani e il divertimento, l’aggregazione, la ricerca e lo sviluppo, il commercio. Laboratori condivisi che portino innovazione e posti di lavoro. Abitazioni moderne e accessibili che permettano di godere continuamente della città e non semplici dormitori.
Gli stessi contenuti devono essere creati per i nostri quartieri, tutti, non solo il centro con il lungolago. Spazi intergenerazionali fruibili, parchi per le famiglie e i bambini, veri mercati di quartiere, eventi diffusi che riportino la vita nelle nostre strade. Penso ad esempio a Piazza Molino Nuovo, una delle poche grandi piazze al di fuori del centro. A oggi è un contenitore vuoto, un parcheggio, un ecocentro affiancato da una fontana che di fresco ha ben poco. Proviamo a pensarla come una piazza “parigina”, ridisegnata per essere vissuta giorno e notte, con la presenza di bancarelle per il mercato, tavolini per i bar circostanti, uno spazio verde e fresco, una grande scacchiera e un campo per le bocce. A oggi è stato votato un credito di 325'000 chf per lo studio di riqualifica della piazza, ma quanto tempo ancora si dovrà aspettare visto che se ne parla dal 1991?
La stessa Piazza Manzoni, in centro, chiusa su sé stessa e sfregiata da ben quattro diverse pavimentazioni ed elementi di disturbo, con una importante riqualifica potrebbe essere, insieme a Rivetta Tell, il palco dell’anfiteatro naturale che è il nostro magnifico golfo, protagonista dei futuri progetti di semi pedonalizzazione e abbellimento del lungolago.
Abbiamo bisogno di una Lugano che prenda finalmente una decisione sulla sua precisa identità turistica, a lungo tralasciata poiché si viveva passivamente dell’indotto della finanza. Dobbiamo sviluppare in pieno la nostra vocazione turistica, a oggi, a detta degli stessi operatori, sfruttata solo a metà del suo potenziale. Ad esempio ottimizzando la collaborazione trasversale tra i diversi attori, promuovendo una figura di “direttore d’orchestra” super partes (un così detto “Destination Ambassador”) che concretizzi le idee presenti sul territorio, ottimizzi il calendario e la qualità degli eventi proposti, gestisca le tematiche comuni, e realizzando un condiviso piano di crescita del settore.