Il progetto è guidato dalla Fondazione Gabbiano con il contributo di Coop
LOCARNO - Dal 2016 a Locarno il progetto Muovi-ti, portato avanti dalla Fondazione Gabbiano su incarico dei Municipi proprietari della rete e con il contributo del Comitato del consiglio regionale Coop, promuove la mobilità lenta.
«Un’idea che dopo aver preso piede a Locarno ha fatto breccia anche nelle Valli e a Bellinzona», afferma Claudio Giacometti, responsabile del gruppo operativo della Fondazione il Gabbiano, parlando del progetto per la condivisione delle biciclette. «Siamo passati in breve tempo da un parco biciclette di 100 alle 750 attuali». Sono rosse o blu, sono facili da usare, si possono avere elettriche o muscolari, permettono di godersi la città con tutto il suo fascino e sono utili per una buona causa.
Officina meccanica, ma non solo - Il progetto di bikesharing coordinato dalla Fondazione il Gabbiano ha come obiettivo la gestione e la manutenzione delle biciclette da parte di professionisti e di giovani che fanno parte dei percorsi di reinserimento professionalizzale previsti dalla Fondazione. «Muovi-ti è una piccola impresa sociale che oltre alla decina di partecipanti a beneficio dell’assistenza o dell’AI si avvale di otto collaboratori con ruoli e funzioni differenti. In linea di massima ogni partecipante sta con noi circa un anno, in cui vengono valutate le sue potenzialità e si definisce un percorso lavorativo adatto. Dopodiché offriamo un accompagnamento in coaching per un ulteriore periodo per garantire il mantenimento di quanto acquisito», spiega Giacometti.
Aris Da Silva Santos partecipa al progetto e si occupa, tra le altre cose, anche di sistemare le biciclette: «Le problematiche che si verificano più spesso sono quelle legate ai cablaggi, quindi sono di tipo elettronico, come quando si danneggia un sensore. In casi come questo bisogna aprire il telaio e rimediare al danneggiamento o all’usura». Aris ha imparato in fretta a rimettere in sesto le biciclette, dopo uno stage iniziale, in cui ha imparato le basi, ha trascorso alcuni mesi in officina, per imparare a riparare i vari pezzi della bicicletta «ora, oltre a lavorare in officina, sono anche impegnato nel servizio esterno».
Un aiuto targato Coop - Il lavoro del meccanico non è fisicamente facile. Tra le altre cose, la schiena e le braccia sono molto sollecitate. Il Comitato del consiglio regionale ha stanziato un finanziamento con cui la Fondazione ha acquistato un cavalletto a sollevamento assistito, che, a differenza di quelli standard già presenti nell’officina, evita pesanti sforzi. «Alzare una bicicletta di 30 chili, per chi non ha problemi fisici come me non è complicato, ma per chi ha problemi può essere davvero faticoso, quasi impossibile, così questo strumento aiuta perché non ti sforzi a tirare su la bicicletta, la inserisci al gancio e automaticamente viene alzata», conclude Aris.