Cerca e trova immobili

STATI UNITIKnitty City, il negozio di filati che ha inventato a New York il “craftivism”

07.12.20 - 06:30
Il negozio di lane più famoso dell'Upper West Side si racconta, tra iniziative e messaggi sociali
Knitty City
Knitty City, il negozio di filati che ha inventato a New York il “craftivism”
Il negozio di lane più famoso dell'Upper West Side si racconta, tra iniziative e messaggi sociali
L'idea non è quella di un negozio, ma di un «laboratorio dove si entra e lavora in compagnia»

NEW YORK - Quando l’attivismo sposa l’artigianato, nasce il “craftivism”, ovvero l’arte di usare la creatività per comunicare pacificamente idee e prendere posizione su istanze sociali. A coniare il termine è stata la compianta Pearl Chin, fondatrice di Knitty City, il negozio di lane e filati più famoso dell’Upper West Side di Manhattan.

L’imprenditrice, scomparsa lo scorso ottobre, ha lasciato in eredità alla città di New York un vero e proprio “santuario” per tutti gli appassionati di lavoro a maglia.

In questo posto, che conta tra i suoi clienti star come Catherine Zeta-Jones, non si comprano solo gomitoli di lana di altissima qualità, ma si organizzano anche attività ricreative e sociali, nonché lezioni di maglieria. Lavorare a maglia, ci spiegano a Knitty City, è una terapia utilissima per lo spirito, insomma un efficace anti-stress.

Ne abbiamo parlato con Zac Chin, figlio della fondatrice, che a questa avventura ha dedicato tutta la vita. «L'idea di Knitty City – ci racconta Chin - è nata quando mia madre ha ripreso a lavorare a maglia dopo gli eventi dell'11 settembre. La mamma ha trovato conforto nel lavoro a maglia; a piacerle è stato soprattutto l'aspetto sociale del sedersi attorno a un tavolo con gli amici, chiacchierando e sferruzzando».

La visione di Pearl, insomma, non era solo legata alla vendita delle lane. «L’idea era più simile a un laboratorio dove la gente entrava e lavorava in compagnia». Non un negozio, ma una comunità. Prima della pandemia, Knitty City era diventato un centro per gli artigiani dei filati provenienti dai diversi settori dell'industria.

«Ogni mese invitavamo un ospite. I contadini locali avevano l'opportunità di raccontare ai nostri clienti dei loro greggi e avevano anche l’occasione di vendere prodotti freschi. I tintori di filato facevano delle dimostrazioni, condividevano le loro ispirazioni e l'amore per i colori. I designer presentavano i loro ultimi lavori e organizzavano delle piccole sfilate di moda».

Uno dei programmi che sua madre ha fortemente voluto è stato denominato "Found but not Lost", con un gioco di parole, trovato e non smarrito. «È un progetto che abbiamo con il Bryant Park. Insegniamo a fare sciarpe di lana lavorate a maglia e poi le distribuiamo ai rifugi per i senzatetto. Purtroppo a causa della pandemia abbiamo dovuto rinunciare alle lezioni di lavoro a maglia, ma abbiamo distribuito i filati e molti attivisti hanno fatto delle sciarpe. Ne abbiamo già mandate centinaia a Bryant Park». 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 

dannella 3 anni fa su tio
www.unfilodilana.com/knitcafe = anche a Lugano c'è un ritrovo per appassionate di lavoro a maglia e uncinetto. Provare per credere!
NOTIZIE PIÙ LETTE