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MONDOFacciamo un po' di chiarezza sulla variante indiana

18.05.21 - 16:53
Che da settimane c'è anche in Svizzera. Perché preoccupa? E i vaccini? Tutto quello che dovete sapere
Keystone
Personale sanitario in un centro Covid a Nuova Delhi.
Personale sanitario in un centro Covid a Nuova Delhi.
Facciamo un po' di chiarezza sulla variante indiana
Che da settimane c'è anche in Svizzera. Perché preoccupa? E i vaccini? Tutto quello che dovete sapere

MUMBAI - È arrivata in Svizzera, e già da diverse settimane, la variante indiana del coronavirus come confermato anche dall'UFSP a inizio aprile. A quel singolo caso ne sono seguiti altri 2 a Ginevra. In tutti quei casi, riporta il TagesAnzeiger, si trattava di persone che erano state all'estero ed erano da poco rientrati in Svizzera. 

Di questo venerdì, invece, la notizia - confermata dal Medico Cantonale di Ginevra - di una ventina di casi di variante indiana non collegati a nessun tipo di viaggio all'estero. Al momento si ipotizza, stando ai dati di una ricerca del Politecnico di Zurigo, che i casi in Svizzera possano essere circa una cinquantina.

Ma cos'è questa variante indiana, è più pericolosa o contagiosa? Proviamo a capirlo assieme.

Di cosa stiamo parlando esattamente?

La variante del coronavirus B.1.617, riscontrata a febbraio in India, è attualmente diffusa in tutto il mondo e in Europa almeno in 10 paesi. Il focolaio originale è probabilmente a Mumbai e nello stato centro-occidentale del Maharashtra, da lì si è poi spostato per il Paese, e soprattutto a Nuova Delhi.

Alle nostre latitudini occidentali, si è diffusa soprattutto nel Regno Unito. Oltremanica, infatti, circa un caso ogni quattro (24%) è da attribuire al ceppo indiano. La vigilanza resta quindi alta e la riapertura prevista per l'estate, almeno in Inghilterra,  potrebbe essere a rischio. 

Perché sono tutti così preoccupati?

Se gli esperti - compresa l'OMS - sono sul chi vive è perché una cosa simile era già successa, e lo ricordiamo bene, con la “variante britannica” (B.1.1.7) arrivata a fine 2020 e che è diventata rapidamente quella dominante (92% dei casi). Tanto da non essere più ormai considerata una variante.

Quel virus mutato, dalla carica virale meno forte ma più contagioso, è stata anche una delle cause della seconda ondata che ha investito l'Europa - Svizzera compresa - e dalla quale stiamo uscendo solo in questi giorni. Il timore che, visti gli allentamenti in corso, si finisca per facilitare una nuova - ennesima - ondata esiste, e la situazione è monitorata con attenzione.

Ok, ma cosa c'è di diverso?

Stando alle prime analisi del virus, ovvero quelle della sua struttura molecolare della proteina di "aggancio" alle cellule (la cosiddetta spike), hanno portato gli esperti a esprimere una doppia preoccupazione: ovvero quella che la variante indiana possa essere più infettiva e anche quella che possa in qualche modo sfuggire agli attuali vaccini in uso. Tesi, questa, che deve essere ancora dimostrata e che diversi produttori addirittura smentiscono.

Quindi i vaccini che stiamo facendo, vanno bene?

Secondo i primi studi di laboratorio gli anticorpi di chi è guarito dal Covid e di chi si è vaccinato agiscono un po' meno bene, e quindi in maniera meno efficace, nei confronti della variante indiana. Questo non significa però che siano inutili, come conferma il caso del vaccino di Pfizer che non avrebbe cali di efficacia

Un'altra cosa importante da ricordare è che i vaccini che vengono utilizzati non sono farmaci statici, vengono via via aggiornati e adattati. Secondo gli esperti un adeguamento per garantire una maggiore copertura anche per la variante indiana sarebbero minimi e di facile attuazione.

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