La società editrice di Jimmy Lai concluderà domani le sue operazioni.
La Legge sulla sicurezza nazionale cinese compie oggi un anno. Amnesty International: «Ha gettato Hong Kong sulla strada per diventare uno stato di polizia».
HONG KONG - Prima la mela, poi l'intero albero. Dopo la chiusura dell'Apple Daily, il tabloid pro democrazia di Hong Kong finito di recente sotto la scure della controversa Legge sulla sicurezza nazionale cinese, anche la sua società editrice, la Next Digital Ltd, cesserà le proprie operazioni da domani, primo luglio.
La notizia è stata anticipata da Reuters e Bloomberg, che citano una nota interna destinata al personale. La Next Digital è proprietà del magnate e attivista Jimmy Lai, in carcere dalla fine del 2020. Lai è stato condannato complessivamente a un periodo di 20 mesi da scontare in carcere. L'ultima condanna risale alla fine del mese scorso: 14 mesi per aver partecipato, nel 2019, a una manifestazione non autorizzata durante il 70esimo anniversario della Repubblica popolare cinese.
La Legge sulla sicurezza nazionale - nel giorno del suo primo anniversario - infligge di riflesso un nuovo, durissimo, colpo alla libertà di stampa e di opinione nell'ex colonia britannica. Una settimana fa, nelle ultime ore di vita dell'Apple Daily, il presidente americano Joe Biden aveva parlato di un giorno «triste per la libertà di stampa a Hong Kong e in tutto il mondo». Oggi è invece la voce di Amnesty International a levarsi contro la stretta di Pechino.
«In un anno, la Legge sulla sicurezza nazionale ha gettato Hong Kong sulla strada per diventare uno stato di polizia, creando una situazione di emergenza in termini di diritti umani per tutte le persone che vivono» nell'ex colonia britannica, ha detto Yamini Mishra, direttrice regionale dell'ong per la regione Asia-Pacifico, citata in un comunicato. «Dalla politica alla cultura, dall'educazione alla stampa, la Legge ha infettato ogni parte della società di Hong Kong e ha fomentato un clima di paura che obbliga i suoi abitanti a pensare due volte a quello che stanno per dire, a quello che pensano di twittare e al modo in cui vivono le loro vite».