La vittima, una cittadina americana, era sospettata di aver condotto attività di spionaggio indebito nel Regno Unito.
LONDRA - Un ex 007 britannico che accoltella e cerca di uccidere una collega Usa, sospettata «nella sua mente» di aver condotto attività di spionaggio indebito nel Regno Unito per conto di settori di apparati dello Stato visti come al servizio di una sorta di 'super stato'. È quanto sembra emergere da un processo iniziato oggi a Londra su un episodio rimasto finora in larga parte coperto dal segreto.
Il processo vede imputato il 29enne Joshua Bowles, ex analista del Gchq, agenzia di cyberspionaggio d'Oltremanica omologa della Nsa americana.
Bowles si è riconosciuto stamattina colpevole, dinanzi alla Corte londinese di Old Bailey, di aver pedinato con un amico la funzionaria statunitense - distaccata a quel tempo proprio presso il quartier generale alleato del Gchg britannico - il 9 marzo scorso; e di averla poi aggredita da solo, con due coltelli, davanti a un centro sportivo di Cheltenham, cittadina residenziale dell'Inghilterra occidentale nei cui dintorni ha sede un centro di elaborazione dati della stessa Gchq.
L'identità della vittima resta protetta dal riserbo investigativo e dalle tutele ulteriori previste nell'ambito degli strettissimi accordi di cooperazione d'intelligence che vigono fra Londra e Washington. Nulla è trapelato pure sulla gravità delle ferite da lei riportate. Si sà solo che, dopo il tentato omicidio, la donna fu immediatamente trasferita in ospedale sotto protezione, per esser poi rimpatriata.
L'indagine sull'accaduto è stata condotta dal dipartimento antiterrorismo della polizia del Regno. Durante la prima udienza preliminare del processo svoltasi oggi, la pubblica accusa ha confermato che la funzionaria aggredita lavorava allora per il governo Usa, collaborando con i colleghi dell’intelligibile britannica su dossier di controspionaggio legati in particolare alla cyber-sicurezza e alla minaccia di attacchi «elettromagnetici».
E che l'aggressore aveva indagato su di lei prima di pianificare un attacco definito «premeditato»: animato «nella sua mente» - stando al procuratore - dalla convinzione che ella fosse una spia e «rappresentasse lo Stato».