Esplode il dissenso nella Striscia di Gaza dove gli abitanti allo stremo puntano il dito contro il regime.
GAZA - Un uomo, ripreso in primo piano, scandisce: «Basta, basta con Hamas». Dietro di lui un coro gli fa eco: «Basta, basta con Hamas». Una donna velata, col volto sfocato, chiede in pubblico: «Dov'è la giustizia? Dov'è la leadership di Sinwar e di Haniyeh?», i capi di Hamas a Gaza e all'estero. Un portavoce della fazione, Yiad al-Bazam, viene ripreso mentre si appresta a leggere un testo in una conferenza stampa all'ospedale Shifa quando inaspettatamente dietro di lui compare un uomo che urla: «Che Dio ci protegga da Hamas». Al-Bazam abbassa lo sguardo, senza voltarsi e senza fare commenti.
Esplode il dissenso
Sono spezzoni di filmati mostrati alla stampa dal portavoce militare israeliano che, a suo parere, riflettono la collera degli abitanti della Striscia verso chi il 7 ottobre ha messo in moto il conflitto con Israele e tutto quello che ne è seguito. Negli ultimi anni moti di protesta contro Hamas erano emersi in particolare per questioni economiche. Nel 2019 il movimento "Bidna n-aish bil karama" (Vogliamo vivere con dignità) organizzò manifestazioni di massa a fu represso dagli apparati di sicurezza del regime.
Nel luglio scorso nuove manifestazioni contro Hamas sono avvenute a Khan Yunis, nel sud della Striscia, e si sono estese ad altre località. Migliaia di persone sono scese in strada per denunciare un aumento delle tasse, la penuria di corrente elettrica (tanto più grave in giorni di forte calura), la disoccupazione e la corruzione del governo di Hamas. Il regime ha risposto imponendo il silenzio stampa, soffocando le proteste e accusando Fatah di fomentare le tensioni.
Anche in questi giorni si possono trovare sul web espressioni di dissenso da Hamas. Una donna anziana, a viso scoperto, lancia i suoi anatemi da una strada di Gaza: «Abbiamo cercato di fuggire - dice - ma loro (Hamas, ndr) ci hanno costretto a restare. Mi hanno minacciata: "Ti tagliamo il ventre. Se scappi, ti sgozziamo". Da 30 giorni siamo prigionieri di Hamas».
Una coppia di anziani è stata ripresa mentre, con pochi fagotti, lascia il campo profughi di Shati (dov'è nato Haniyeh) per raggiungere il sud della Striscia. L'uomo esclama: «Dite ad Abu el-Abed (soprannome di Haniyeh, ndr) e a Khaled Meshal che hanno distrutto Gaza». Nel mirino c'è soprattutto Haniyeh: «Dimmi Haniyeh, dove sei? Dove sono i tuoi figli? Perché non hanno preso il parapendio per attaccare Israele? Ah, sei in albergo? Su un letto bianco? Hai fatto il massaggio? Sarai stanco...».
Le differenze con Arafat
Questo filmato, messo in rete da una palestinese che risiede all'estero, ha avuto oltre 100 mila visualizzazioni. Altri hanno ricordato sul web l'anniversario che cade proprio oggi della morte di Yasser Arafat, l'11 novembre 2004. «Arafat - hanno scritto - quando combatteva, stava sotto le bombe con i fedayin, mangiava il loro stesso pane». A differenza di quanto fanno oggi Haniyeh e altri dirigenti di Hamas.
Nel sud della Striscia, fra le moltitudini di sfollati, il malumore verso Hamas è palpabile anche per l'assenza totale delle sue istituzioni in situazioni di emergenza. Mentre i combattenti sono al riparo nei bunker sotterranei, con scorte ammassate da mesi, in superficie parte della popolazione dorme all'addiaccio ed è alla costante ricerca di cibo.
Non pochi tornano col pensiero alla scorsa estate, quando la folla si accalcava negli uffici che distribuivano visti di ingresso per la Turchia. Ci furono tumulti per aggiudicarsi quei documenti che avrebbero consentito loro di costruirsi una nuova esistenza fuori da Gaza, lontano dal regime di Sinwar.