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STATI UNITI / DANIMARCAIl pressing di Trump per una «Groenlandia di nuovo grande». Cosa c'è dietro?

09.01.25 - 10:35
Secondo il Financial Times si farebbe sempre più marcato il peso geopolitico dell'isola, contesa da Russia e Cina.
Afp
Donald Trump Jr si è recato in visita privata in Groenlandia, territorio autonomo danese ambito da Trump senior (7 gennaio 2025)
Donald Trump Jr si è recato in visita privata in Groenlandia, territorio autonomo danese ambito da Trump senior (7 gennaio 2025)
Fonte Financial Times
Il pressing di Trump per una «Groenlandia di nuovo grande». Cosa c'è dietro?
Secondo il Financial Times si farebbe sempre più marcato il peso geopolitico dell'isola, contesa da Russia e Cina.

WASHINGTON - La Groenlandia? «È un posto incredibile e la gente ne trarrà enormi benefici se e quando diventerà parte della nostra nazione. La proteggeremo e la custodiremo da un mondo esterno molto feroce», parola di Trump su Truth, risalente al 7 gennaio.

Ma cosa si nasconde dietro al rinnovato interesse del neo eletto presidente americano («Rendere la Groenlandia di nuovo grande!», aveva scritto) per questa parte del Regno di Danimarca? Al netto dell'ovvia posizione mediana tra Russia e Stati Uniti, ha provato a spiegarlo in un approfondimento il Financial Times, che parte da una prima considerazione sulla presenza militare Usa sull'isola artica. 200 militari di Washington e 450 alleati vengono di fatto già ospitati presso la base aerea di Pituffik, tutti al lavoro all'interno del sistema di allerta missilistica e sorveglianza satellitare.

«Competizione geopolitica»

Dopo questa debita premessa, un primo aspetto che spiega il pressing di The Donald è quello commerciale. Sempre più predominante anche a causa del cambiamento climatico in atto nell'Artico con il conseguente allargamento delle rotte artiche nord-est, nord-ovest. Come sostenuto dal ricercatore del "Danish Institute for International Studies" Mikkel Runge Olesen che, al quotidiano finanziario londinese, ha dichiarato: «Per gli Usa il problema è l'interesse cinese e russo» sul territorio autonomo della Danimarca, dichiarando di fatto accesa la «competizione geopolitica» tra le tre superpotenze militari.

E che la posta in gioco si faccia sempre più incandescente lo confermano sia il recente «viaggio personale» nel Paese Artico di Donald Trump Jr sia le parole del tycoon che, sulla questione di una ipotetica annessione della Groenlandia, non esclude l'uso della forza militare, giustificandola come questione di «sicurezza nazionale».

Tanto che sarebbe attualmente in discussione la realizzazione di una seconda base militare a stelle e strisce. E sebbene il primo ministro groenlandese Múte B. Egede abbia voluto rimarcare il diritto alla propria autonomia ricordando "indirettamente" a Trump che «la Groenlandia è dei groenlandesi», un ministro del governo artico non ha invece nascosto l'effetto «rassicurante» di avere più forze di difesa sull'isola.

Perchè è chiaro a tutti la necessità di poter contare su un forte garante esterno che rassicuri gli oltre 56mila groenlandesi. Ne è conscia la Danimarca - che sull'isola situata tra Canada, Islanda, l'Artide e il mar Glaciale Artico mantiene ancora il controllo su finanze, politica estera e difesa militare -, certamente fin qui accomodante nei confronti degli USA ma che è allo stesso tempo al lavoro per aumentare la propria presenza militare, ad esempio portando più aerei F-35 sull'isola.

Le risorse del sottosuolo

E in tutto questo non si può certo dimenticare l'aspetto economico. Perché a far gola a molti non è solo la superficie ma anche il sottosuolo dell'isola, ricca di metalli rari e non solo. Lo ha recentemente ricordato l'Economist che ha citato, tra gli altri, del molibdeno - utilizzato nella fusione dell'acciaio - e del terbio, utile per la realizzazione dei magneti.

Anche in questo caso, a rendere più desiderabile mettere "un piede" sulla Groenlandia sono in prospettiva le migliori condizioni estrattive, complice il cambiamento climatico, con l'aumento delle temperature. Sotto il ghiaccio ci sarebbero poi anche vasti giacimenti di uranio - una miniera era controllata dai cinesi -, così come nel complesso nel sottosuolo ci sarebbero 43 diverse terre rare.

In attesa di sapere se entro aprile - come ipotizzato dal primo ministro groenlandese Múte Egede - verrà indetto un referendum sull'indipendenza, le diplomazie di USA, Groenlandia e Danimarca sono al lavoro per tessere il nuovo intreccio di relazioni. Sarà sufficiente a soddisfare il nuovo e riadattato slogan Maga di «rendere la Groenlandia di nuovo grande»?.

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