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Le retate di Trump e l'angoscia degli immigrati

Tra gli irregolari c'è chi ha smesso di uscire di casa per andare al lavoro o portare i figli a scuola. Si temono le deportazioni.
Le retate di Trump e l'angoscia degli immigrati
Afp
Le retate di Trump e l'angoscia degli immigrati
Tra gli irregolari c'è chi ha smesso di uscire di casa per andare al lavoro o portare i figli a scuola. Si temono le deportazioni.

WASHINGHTON - Ha sorpreso ancora tutti. Questa volta con la rapidità d'azione per mettere in atto ciò che aveva promesso in campagna elettorale. A cominciare dal suo cavallo di battaglia: la lotta all'immigrazione.

Perché la serie di ordini esecutivi - tra questi quello che dichiara l'emergenza nazionale al confine Sud - firmati da Donald Trump, quale 47esimo presidente Usa, hanno già un impatto ben visibile nella vita del Paese. Specialmente quella degli immigrati, confusi sui diritti che possono ancora rivendicare.

Che cosa accade - Secondo Cnn il confine meridionale è già sigillato ai nuovi richiedenti l'asilo, i cui voli pianificati in entrata sono stati cancellati. Non solo. I soldati, a migliaia, sono stati inviati al confine con il Messico, i federali hanno ricevuto l'ok per arrestare i clandestini e si è reso più snello l'iter di deportazione. Ma l’amministrazione Trump promette battaglia anche nei confronti di chi si spende per aiutare gli stranieri, interrompendo i servizi legali a loro supporto o licenziando il personale impiegato nei tribunali per l'immigrazione.

Anche la marina messicana è al lavoro in queste ore: si prepara ad accogliere i migranti respinti e di ritorno, allestendo campi di accoglienza e tendopoli (nel video i lavori presso il campo sportivo nella città di confine di Matamoros).

La paura di vivere - Secondo Axios, i funzionari all'immigrazione statunitense possono ora irrompere dentro scuole, chiese, ospedali per arrestare i clandestini. Dunque il proclama di The Donald, che ha promesso deportazioni di massa di milioni di persone che non soggiornano legalmente nel Paese, sembra prendere forma. Tra gli irregolari, nel frattempo, si diffonde paura mista a incertezza su cosa è lecito fare e cosa no. Tanto che alcuni di loro hanno smesso di andare al lavoro o di mandare i figli a scuola, sprofondando nel contempo nell'ansia.
Lo testimoniano le migliaia di chiamate e richieste di informazioni che ricevono in queste ore le associazioni per i diritti dei rifugiati. E c’è chi distribuisce opuscoli, spiegando di non far entrare in casa gli agenti federali senza un regolare mandato.

C'è chi promette battaglia - Anche i Campus universitari si preparano a dire la loro, fronteggiando, se necessario, possibili retate. A Denver, ad esempio, la scuola pubblica ha ordinato ai dirigenti scolastici di bloccare le attività in caso di arrivo dei federali.

Poi ci sono dipartimenti di polizia, come quello di Chicago, che hanno dichiarato di non applicare le norme sull'immigrazione. E battaglia legale la promettono anche i funzionari di 22 Stati che si sono rivolti alla giustizia per stoppare l’intento di Trump di metter fine allo ius soli per gli irregolari, sostenendo che quest'ultimo provvedimento viola la costituzione e le leggi sull'immigrazione.

In tutto questo emerge però una preparazione dell'attuale amministrazione repubblicana al suo secondo mandato, che sul tema si sta dimostrando preparato a evitare azioni legali che possano bloccare il piano del Presidente, che verrà attuato per gradi, a cominciare da chi ha commesso reati.

Deportazioni, «una disgrazia» - E poi ci sono loro, i milioni di immigrati irregolari negli Stati Uniti che si stimavano in 11 milioni nel 2022, (dati Pew Research Center), mentre il totale complessivo dei nati all'estero nel 2023 ha toccato la cifra di 47,8 milioni. Di loro ha parlato recentemente il Papa, definendo «una disgrazia» l’ipotesi dei rimpatri forzati. Aggiungendo che non è giusto «far pagare ai poveri disgraziati, che non hanno fatto nulla, il conto dello squilibrio». Perchè «così non va».

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