Chiesti due milioni alla filiale del gruppo svedese per aver spiato i suoi dipendenti.
Ikea France si è difesa affermando di essere «contraria» a queste pratica
PARIGI - Dopo 5 giorni di processo, la giustizia francese ha chiesto oggi una pena «esemplare» di 2 milioni di euro contro Ikea France, filiale del gruppo svedese di arredamento, accusata di aver spiato centinaia di dipendenti. Un anno di carcere è stato chiesto per uno dei suoi ex dirigenti.
«Il nocciolo» del processo - ha dichiarato la procuratrice Paméla Tabardel in tribunale - è «la protezione della nostra privacy rispetto a una minaccia, quella della sorveglianza di massa». Per questo la risposta penale dev'essere un «messaggio forte», inviato a «tutte le società commerciali». Ikea France si è difesa affermando di essere «contraria» a queste pratica e che neppure nelle accuse ipotizzate c'è quella di un «sistema di spionaggio generalizzato».
Rivelato dalla stampa, il caso - sul quale è stata aperta un'inchiesta nel 2012 - ha messo in luce un sistema di sorveglianza di dipendenti, fra i quali molti sindacalisti, e di certi clienti, che era ben collaudato. Era possibile per alcuni dirigenti, sapere ad esempio i precedenti penali di determinate persone, il loro livello di vita o il loro patrimoni. Oltre a Ikea France, sono 15 gli imputati fra ex dirigenti, direttori di stabilimenti, funzionari di polizia e il responsabile di un'agenzia di investigazioni. L'accusa ha chiesto l'assoluzione di due dirigenti ma 3 anni di carcere (uno da scontare) per un ex presidente, Jean-Louis Baillot.