Momenti concitati in avvio della seconda giornata del processo per gli attacchi del 13 novembre 2015
PARIGI - Salah Abdeslam ha preso la parola anche nella seconda giornata del processo per gli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi.
Lo ha fatto alzandosi in piedi e lanciando delle frasi piuttosto sconclusionate all'indirizzo del presidente della Corte d'appello speciale. «Le vittime in Siria parleranno?» ha dichiarato, prima di scagionare i tre co-imputati alla sbarra con lui. «Ci sono persone generose, Mohamed Amri, Hamza Hattou, Ali Oulkadi» che «mi hanno reso servizi. Queste persone sono in prigione e non hanno fatto nulla!» sostiene Abdeslam, riferendosi ai presunti complici che l'avrebbero aiutato a tornare in Belgio dopo gli attacchi e a trovare dei nascondigli.
Il giudice, dopo aver invitato l'imputato a ritornare con calma agli argomenti del dibattimento, a un certo punto ha dovuto chiudere il microfono dell'auto-dichiarato "combattente dello Stato Islamico", dicendogli: «Ha avuto cinque anni per parlare, non l'ha fatto. Ora sento che volete parlare, ma non è il momento».
L'udienza, in seguito a questo incidente, è stata sospesa.