Sempre più critica la situazione al confine polacco, con già 8 morti fra gli stenti. Berlino: «L'Ue deve intervenire»
VARSAVIA - La strategia di pressione sui confini dell'UE della Bielorussia e del governo Lukashenko, sfruttando torme di migranti spesso “importati” su territorio bielorusso da Africa e Medio Oriente, sembra sempre più vicina a un preoccupante climax.
Parlando dell'emergenza ai confini dei paesi limitrofi come Lituania, Lettonia e Bielorussia, c'è chi ha accusato Minsk di un sfruttamento spietato e indiscriminato delle vite di persone in fuga, usate alla stregua di «armi umane».
Ora il timore, con la situazione allo sbando a ridosso della frontiera polacca di questi giorni, è che il conflitto possa diventare armato. A confermare questa eventualità sono le stesse autorità polacche che parlano di un numero sempre crescente di migranti a presidiare il valico fra i due paesi.
Un contingente «che è aumentato di 3'000 o 4'000 unità nelle ultime ore», spiega ai media il portavoce del governo Piotr Muller che aggiunge, «ci aspettiamo che se ci sarà un'escalation nell'immediato futuro, sarà di natura armata». Il motivo ha a che vedere con lo schieramento attivo di militari da parte della Bielorussia.
Già ieri un manipolo di circa 1'000 migranti era stato scortato proprio da soldati bielorussi fino al filo spinato fra i due paesi e invitato - anche se il termine è decisamente eufemistico - a sconfinare, recidendolo e forzandolo
Il tentativo era stato scongiurato dall'intervento in forze - e con la forza - degli agenti della guardia di confine. Varsavia, dal canto suo, ritiene un bis ancora più probabile: «Al momento gli accampamenti dei migranti sono presidiati dai soldati bielorussi armati». Sono proprio questi, poi, ad assicurarsi che questi ultimi non tentino di tornare in dietro.
Una disperata situazione, fra la proverbiale incudine e il martello, quella dei migranti, sfiniti al freddo e al gelo. Stando al Guardian almeno 8 persone avrebbero perso la vita - si ipotizza per il freddo e la malnutrizione - mentre un numero imprecisato è rimasto ferito nei tafferugli.
E intanto la Germania, così come la Polonia, ha chiesto assistenza all'Unione Europea: «È una situazione che né la Polonia né la Germania possano affrontare da sole», ha spiegato alla Bild il ministro degli Interni Horst Seehofer, «dobbiamo essere uniti comune e aiutare Varsavia a fortificare la sua frontiera».
Questo perché molto difficilmenteil pressing da parte del governo Lukashenko, da tempo apertamente ai ferri corti con Bruxelles, diminuirà nei prossimi mesi. E proprio dal Consiglio europeo arriva la condanna inequivocabile a Minsk.
Dal canto suo la Bielorussia continua a negare qualsiasi coinvolgimento e, anzi, punta il dito verso la Polonia parlando di «atteggiamento disumano» da parte polacca, «che ha portato i rifugiati a gesti disperati».