Come atteso, il primo ministro italiano ha confermato oggi le sue intenzioni recandosi da Mattarella.
Nel pomeriggio il probabile scioglimento delle camere, l'attuale governo «resterà in carica per il disbrigo degli affari correnti».
ROMA - Dopo giornate tese fra Palazzo Madama e Montecitorio, oggi a Roma si conclude il governo tecnico di Mario Draghi che oggi a partire dalle ore 9 ha parlato alla Camera.
Accolto da un lungo applauso e da una standing ovation di una parte della camera, il premier si è mostrato abbastanza commosso: «Certe volte anche i banchieri centrali utilizzano il cuore», ha scherzato prima di confermare la sua volontà - anticipata già ieri in serata - di recarsi dal presidente della Repubblica «per comunicare le mie determinazioni».
Presidente che, dopo aver accolto Draghi al Quirinale, ha accettato le sue dimissioni. Draghi, conferma la Presidenza della Repubblica «resterà in carica per il disbrigo degli affari correnti», ovvero gestirà l'ordinaria amministrazione in attesa delle nuove elezioni. In questa modalità, il Governo solitamente non approva decreti né disegni di legge e non fa nuove nomine.
La seduta della Camera, nel frattempo, è stata quindi sospesa e verrà ripresa attorno a mezzogiorno. Nello iato, i vari partiti si stanno riunendo in assemblea.
Il Presidente Sergio #Mattarella riceve il Presidente del Consiglio Mario #Draghi al #Quirinale pic.twitter.com/4MtnyGDZ9u
— Quirinale (@Quirinale) July 21, 2022
Come si procederà con questa crisi di governo ora lo dovrà decidere lo stesso Mattarella che, da iter, incontrerà nel pomeriggio i presidenti delle Camere (Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati) e dopo - assai verosimilmente - ne confermerà lo scioglimento.
In caso vengano annunciate nuove elezioni le date possibili sono verosimilmente il 2 ottobre, oppure anche il 25 settembre (inizialmente escluso in quanto Capodanno ebraico, ha poi ricevuto l'Ok dall'Unione delle Comunità ebraiche Italiane). Di regola le elezioni vanno convocate fra i 60 e i 70 giorni dall'annuncio formale di scioglimento.
Cosa succederebbe se si votasse ora?
Al momento, a conferma di una tendenza di crescita netta già da diverso tempo, a godere di una nuova tornata alle urne sarebbe proprio chi si trova all'opposizione. Ovvero Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, che gli ultimi sondaggi di Swg, danno ancora in salita al 23,8%. Lo schieramento di estrema destra sarebbe quindi il primo partito. Dietro il PD (22,1%) e la Lega (14%), il Movimento 5 Stelle (11,2%) e Forza Italia (7,4%).
Quali potrebbero essere gli scenari futuri e le alleanze, è tutta fantapolitica. Innanzitutto è incerto il destino dei 5 Stelle, sempre più in calo e in odore di una scissione che potrebbe anche essere politicamente fatale). Precaria anche la situazione della Lega che, durante la sua partecipazione alla maggioranza, ha visto il suo elettorato letteralmente divorato da Fratelli d'Italia. Questi ultimi potrebbero cercare un alleato in Silvio Berlusconi e in Forza Italia, visto il rapporto non privo di tensioni fra Meloni e Salvini.