IRANSalgono a 400 i morti nelle proteste per Mahsa Amini

TEHERAN - «Non abbiamo paura! Siamo tutti uniti!». «Morte al dittatore!». «Queste non sono solo proteste. Questo è l'inizio di una rivoluzione!» Sono solo alcune delle molte urla che si sentono per le strade di Teheran.

Sono passate esattamente tre settimane dall'inizio delle proteste in nome dell'omicidio di Mahsa Amini che si sono trasformate gradualmente in un movimento contro l'oppressione delle donne in Iran. Stando al gruppo di opposizione People's Mojahedin Organization of Iran (Pmoi), al 5 ottobre 400 civili sono morti in nome della loro libertà e 20mila persone sono state arrestate. Tuttavia il bilancio non è certo in quanto l'impossibilità di accedere a internet rende difficoltoso raccogliere informazioni.

Le proteste si sono gradualmente espanse da Teheran a tutte e 31 le province del Paese si svolgono ora su tutta la sua superficie. Inoltre, in alcune città si sono trasformate in vera e propria guerriglia urbana. Sempre secondo il rapporto giornaliero del Pmoi, «a Nurabad, nella provincia di Fars, i manifestanti hanno appiccato il fuoco a un monumento in una delle piazze. A Talesh, nella provincia di Gilan, i manifestanti hanno bloccato le strade con il fuoco e hanno resistito alle forze di sicurezza inviate per disperdere i raduni».

Gli ultimi eventi della «rivoluzione» - L'ultimo episodio ad aver fatto il giro del mondo è stato quello legato a Nika Shakarami, la 17enne morta in circostanze non chiare durante le proteste. Oggi gli zii della giovane, arrestati dopo aver parlato con la stampa internazionale, sarebbero stati costretti ad apparire in Tv e a dichiarare che la nipote è deceduta in seguito alla «caduta di un edificio». In seguito sarebbero stati rilasciati dalla polizia iraniana.