Mercati e politiche cambiano con la guerra in Ucraina, ma non basterà se i leader mondiali non compiranno passi radicali
SHARM EL-SHEIKH - Da 50 anni i dati sono chiari, ma ci è voluta una guerra che pesasse sul portafoglio e sulle sicurezze di tutto il mondo perché i governi cominciassero a guardare in faccia i cambiamenti climatici.
A pochi giorni dall'inizio della Cop27 l'ultimo rapporto dell'Agenzia internazionale dell'energia parla di mercati e politiche dell'energia cambiati a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina, di «un punto di svolta storico». Ma non decisivo. Perché le emissioni globali di Co2 passeranno da 37 miliardi di tonnellate nel 2020 a 32 miliardi di tonnellate nel 2050. Ciò corrisponde a un aumento della temperatura di 2,5 gradi entro il 2100.
Alcuni passi potrebbero però essere compiuti a Sharm el-Sheikh tra il 6 e il 18 novembre, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022. Ma anche qui c'è un ma, perché le aspettative sono molto basse.
Gli obiettivi della Cop27 - I punti fondamentali della Conferenza sono 4: mitigazione, adattamento, finanza e collaborazione. In sintesi, l'obiettivo è rispettare e far rispettare gli accordi già siglati, e in particolare quelli del 2009 e del 2015, e le revisioni apportate a questi nel 2021 nel corso della Cop26. Un lavoro che si annuncia difficile considerando che al momento solo un governo invitato a partecipare su otto ha inoltrato dei piani per contenere il riscaldamento climatico.
I rapporti pubblicati nel 2021, ultimo "The last Window" del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, mostrano che con le politiche attuali rispettare gli accordi presi potrebbe essere impossibile. Il fatto che la Cop27 si tenga in Africa è anche simbolico, perché il continente fa parte delle regioni della Terra maggiormente colpite dalla crisi climatica. Ad esempio in Somalia e Sud Sudan verrà presto dichiarata una carestia.
Stando all'ultimo rapporto delle Nazioni Unite sono necessarie mosse «radicali» e non bisogna fare cambiamenti solo nel settore energetico, ma anche in quello industriale, dei trasporti e degli edifici, e nei sistemi alimentari e finanziari. Solo in questo modo si arriverebbe a cambiare il sistema economico e a renderlo più sostenibile, e a non dover arrivare a salvare il salvabile.
Più meno che più - Dal 1992 a oggi sono stati raggiunti due accordi fondamentali. Durante la Cop15 (nel 2009) i Paesi sviluppati si erano accordati per devolvere 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2020 ai Paesi in via di sviluppo, così che riducessero le loro emissioni e si preparassero ai cambiamenti climatici. Nel 2019 è risultato chiaro che l'obiettivo non sarebbe stato raggiunto e la deadline è stata spostata al 2023.
Il punto è che ora i Paesi chiedono anche aiuto per i danni già subiti. A questa richiesta, già avanzata lo scorso anno, potrebbe però non far seguito nulla: alla Cop26 l'Unione europea e gli Stati Uniti si sono rifiutati di fornire aiuti finanziari a questo scopo.
COP21 - Nel 2015 è invece stato stipulato l'Accordo di Parigi nell'ambito della Cop21. Il trattato internazionale persegue l'obiettivo di mantenere al di sotto dei 2 gradi centigradi il riscaldamento medio globale. Tutti i Paesi sono chiamati a commentare gli obiettivi nazionali raggiunti ogni cinque anni, anche se da quest'anno si potrebbe passare a cadenza annuale.
COP26 - L'Accordo del 2015 non è però ancora stato rispettato e lo scorso anno, alla Cop26, si è tentato il copia incolla stipulando il Glasgow Climate Pact, che punta sostanzialmente agli stessi obiettivi. La Conferenza dell'anno scorso era stata anche descritta dagli attivisti come un "Bla Bla Bla".
COP27 - Per dare un quadro chiaro della situazione che si presenta quest'anno sono utili le affermazioni del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres rilasciate lo scorso tre ottobre all’inizio di una riunione pre-Cop.
«Un terzo del Pakistan è finito sott'acqua. L'estate europea del 2022 è stata la più calda in 500 anni. Le Filippine sono state martellate dalla pioggia. A Cuba è andata via la corrente e qui, negli Stati Uniti, l'Uragano Ian ci ha ricordato brutalmente che nessun Paese e nessuna economia è immune alla crisi climatica».
In sostanza, gli impegni presi per mitigare la situazione «sono troppo pochi e arrivano troppo tardi».