Il presidente turco Erdogan ha proclamato sette giorni di lutto nazionale, gli aiuti arrivano da tutto il mondo (Russia compresa)
ANKARA - Il violento terremoto che ha colpito la Turchia sudorientale e la vicina Siria potrebbe causare fino a otto volte più vittime rispetto agli oltre duemila morti riportati dai bilanci provvisori. La previsione arriva dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). «C'è un potenziale di ulteriori crolli e numeri otto volte superiori ai numeri iniziali», ha detto Catherine Smallwood, responsabile delle emergenze dell'ufficio europeo dell'organizzazione.
L'ultimo bilancio provvisorio parla di 3'823 vittime. Ankara ha diffuso il suo nuovo conteggio, per il quale ci sono finora 2'379 morti accertati, mentre almeno 1'297 persone senza vita si contano nella vicina Siria. Secondo i servizi di soccorso, in Turchia si contano anche 13'293 feriti, che sono invece più di 3'400 nel Paese confinante. Le operazioni di soccorso e di ricerca delle persone disperse e intrappolate tra le macerie non si sono fermate, nonostante il calare delle tenebre. Oltre 3'600 persone sono state tratte in salvo.
Una settimana di lutto nazionale - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha proclamato sette giorni di lutto nazionale. In base al decreto pubblicato dal governo, le bandiere sventoleranno a mezz'asta fino al tramonto a partire da oggi fino a domenica 12 febbraio.
La solidarietà internazionale - Sin dalle prime ore subito dopo il devastante terremoto, la comunità internazionale si è mobilitata per fornire assistenza alla Turchia e alla Siria. Offerte di aiuto sono state avanzate dall'Onu, dalla Nato, dall'Unione Europea e da moltissimi Paesi, alcuni dei quali hanno anche messo senza indugio da parte antiche rivalità con i governi di Ankara o di Damasco. O anche tra di loro: come nel caso del presidente russo Vladimir Putin e di quello ucraino Volodymyr Zelensky, che si sono fatti avanti quasi contemporaneamente.
Oppure come nel caso di Israele, il cui premier Benjamin Netanyahu ha fatto sapere di aver dato il via libera all'invio di aiuti alla Turchia, ma anche alla Siria, dopo aver ricevuto un'indiretta richiesta in tal senso, attraverso la Russia. Allo stesso modo, il premier greco Kyriakos Mitsotakis si è impegnato a mettere «tutte le forze disponibili» per aiutare i due Paesi, e ha fatto sapere che Ankara ha già accettato l'offerta di invio di un'unità di soccorso di emergenza dalla Grecia. Anche il governo cipriota si è detto pronto a inviare aiuti. Parlando con il quotidiano Cyprus Mail, il portavoce del ministero degli Esteri, Demetris Demetriou, ha affermato che «è una questione umanitaria, e in questi casi non c'è spazio per la politica».
Accettati gli aiuti russi - Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden su Twitter ha affermato di essere «profondamente rattristato dalla devastazione causata dal terremoto in Turchia e in Siria» e, ha aggiunto, «ho detto alla mia squadra di coordinarsi con la Turchia e fornire tutta l'assistenza necessaria». Zelensky da parte sua ha prontamente espresso le sue condoglianze per le vittime: «Siamo al fianco del popolo turco in questo momento difficile. Siamo pronti a fornire l'assistenza necessaria per superare le conseguenze del disastro», ha affermato in un tweet. Dalla Russia, Vladimir Putin ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo siriano Bashar Assad, che ha accettato l'offerta di aiuto. Anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha accettato gli aiuti offerti da Putin, e ha poi reso noto di avere in poco tempo avuto offerte di aiuto da oltre 45 Paesi.
L'Italia ha messo a disposizione la Protezione civile, mentre è già partito un team di Vigili del Fuoco, sanitari e personale logistico. In Europa analoghe squadre di soccorso sono in partenza dalla Spagna, Francia, dalla Germania, dalla Gran Bretagna. Allo stesso tempo, l'Unione Europea ha mobilitato 10 squadre di soccorso di Paesi membri, mentre la presidenza di turno svedese ha convocato una riunione del meccanismo del Consiglio Ue di risposta alle crisi per coordinare le misure di sostegno europee. E aiuti sono in arrivo anche da Paesi che sono stretti alleati della Siria o della Turchia, come i Paesi arabi o del Golfo, ma anche da altri che sono molto lontani, come il Brasile, l'India o il Giappone.
Anche l'Ucraina in soccorso - Anche l'Ucraina ha offerto aiuto alla Turchia. Lo ha detto il suo presidente Volodymyr Zelensky in un videomessaggio. Lo riferisce Ukrinform. «Oggi giungono notizie molto tristi dalla Turchia e dal territorio della Siria. C'è stato un potente terremoto. Molti morti. Migliaia di case sono state distrutte. Le mie più sincere condoglianze al presidente della Turchia Erdogan, così come a coloro che nella società siriana hanno perso i propri cari e la casa - ha affermato Zelensky -. L'Ucraina ha risposto immediatamente e ha offerto sostegno alla Turchia nelle operazioni di salvataggio».
L'aiuto elvetico - La Confederazione sta invece preparando l'invio della Catena svizzera di salvataggio, come ha precisato il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).