Il governatore dell'Emilia-Romagna Bonaccini paragona l'alluvione di queste ore con la tragedia del 2012
BOLOGNA - È salito a nove il bilancio delle vittime dell'ondata di maltempo che sta devastando ampie zone dell'Emilia Romagna. «Siamo di fronte a un altro terremoto» ha dichiarato il governatore Stefano Bonaccini, paragonando la tragedia odierna a quella del 2012.
«Siamo di fronte a eventi imprevedibili: in alcuni territori, nelle ultime 24 ore, sono caduti addirittura 300 millimetri di acqua», ha dichiarato incontrando i rappresentanti dei media nella sede della Protezione civile a Bologna. Una pioggia «mai vista in queste dimensioni e in così poche ore in un territorio tanto ampio, che va da parte del reggiano fino a tutta la Romagna, e che arriva dove due settimane fa era già avvenuto un evento di cui non avevamo memoria in termini di quantità d'acqua».
L'allerta rossa è stata prolungata anche per la giornata di domani, giovedì 18 maggio, con il perdurare delle piene dei corsi d'acqua e la possibilità di episodi franosi. Alcuni tratti stradali sono stati riaperti ma la popolazione è invitata a limitare il più possibile gli spostamenti. La priorità in queste ore è «mettere in sicurezza le persone». Bonaccini ha sottolineato la vicinanza del governo centrale, che sta studiando un decreto legge ad hoc. Martedì prossimo è previsto un Consiglio dei ministri proprio sull'emergenza maltempo.
Gli esperti spiegano il fenomeno - Nell'arco di 24 ore sono caduti fino a 200 millimetri di pioggia sopra l'Emilia-Romagna, con intensità massime nella fascia tra Monghidoro, Civitella di Romagna e Castrocaro Terme. «La peculiarità dell'evento, che è stato classificato come estremo in base ai dati degli ultimi 20 anni, è che sta insistendo nella stessa area già colpita due settimane fa», dice all'ANSA Paola Salvati, dell'Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche. «Vuol dire che i terreni erano già saturi e dunque non hanno potuto assorbire l'acqua in eccesso, che scorrendo in superficie ha aggravato le piene di tutti i fiumi».
La causa di questo evento estremo va ricercato in un ciclone imprigionato: «Si è creata una situazione di stallo», osserva Marina Baldi, climatologa dell'Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, «poiché ci sono due aree di forte pressione su Nord Atlantico ed Europa Orientale, che tengono il ciclone bloccato sopra il Centro Italia». La ricercatrice aggiunge che si tratta di un fenomeno che può capitare, ma è molto insolito, soprattutto nel mese di maggio, ed è particolarmente intenso: «La sua straordinaria intensità - aggiunge Baldi - è dovuta al fatto che il ciclone sta risucchiando aria molto umida proveniente dalle zone tropicali».
Il maltempo si estende fino alle Marche, testimoniando il suo carattere di eccezionalità anche dal punto di vista dell'estensione spaziale. Infatti, le piogge sono concentrate in Emilia-Romagna, ma eventi violenti come i tornado si contano anche lungo la costa tirrenica: stamattina, intorno alle ore 9,00, ne è stato riportato uno a Pomigliano d'Arco, in Campania, come registra il Database europeo sulle condizioni meteorologiche avverse (Eswd). Il ciclone, nato sulle coste del Nord Africa, ha risalito la Penisola da Sud, iniziando dalla Sicilia e arrivando fino al Centro-Nord. Qui, l'aria ricca di umidità si è scontrata con gli Appennini, scaricando ingenti quantità di pioggia in modo costante nelle stesse zone.
Questa situazione è stata ulteriormente aggravata dal fatto che il ciclone si è praticamente fermato sopra l'Emilia-Romagna, e che i forti venti sulla costa con mare molto agitato hanno ostacolato lo scorrimento delle acque dall'Appennino verso l'Adriatico. «Purtroppo, le zone colpite sono caratterizzate da un'elevata predisposizione al dissesto idrogeologico - aggiunge Salvati - ed essendo già sottoposte a forte stress hanno favorito frane diffuse». Secondo Salvati, stiamo andando verso una convivenza con eventi estremi legati all'acqua: da un lato le siccità prolungate e dall'altro le alluvioni. «Dobbiamo farci trovare pronti: occorre una maggiore consapevolezza dei rischi fin dalla scuola, un po' come si fa per il rischio terremoti. Ad esempio - dice ancora Salvati - quando si acquista una casa nessuno si informa mai sulla pericolosità della zona dal punto di vista idrogeologico, nessuno pone questo tipo di domande, ma la conoscenza è essenziale. Molto spesso - aggiunge ancora la geologa - i dati sulle vittime raccontano che la persona è stata colta di sorpresa, non aveva compreso la gravità del rischio».