Sull'isola caraibica, 4,9 milioni di persone lottano ogni giorno per mangiare. Le violenze e l'insicurezza tengono il Paese in ginocchio
PORT-AU-PRINCE - La crisi alimentare che sta vivendo la popolazione di Haiti «è invisibile, inascoltata e non affrontata». La denuncia arriva dal direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale (Wfp) Cindy McCain, che in questi giorni ha visitato il Paese.
«La violenza e gli shock climatici catturano i titoli dei giornali, ma non sentiamo parlare dei 4,9 milioni di haitiani che lottano ogni giorno per mangiare», ha aggiunto. La percentuale di haitiani che affrontano l'insicurezza alimentare è la seconda più alta al mondo «non possiamo abbandonarli» ha detto ancora.
Jean-Martin Bauer, Direttore del WFP per Haiti aggiunge che «ci sono bambini negli ospedali di Gonaïves e Port-au-Prince che sono malnutriti e poi ci sono queste montagne di cibo che non possiamo spostare fuori dalle aree altamente produttive a causa dell'insicurezza che regna nel Paese».
La violenza e il controllo delle bande urbane si stanno riversando nelle aree rurali: «Ho incontrato persone che non possono andare al mercato per paura di essere derubate, rapite e picchiate», dice Bauer.
«Un gruppo di donne che si erano recate al mercato per vendere cibo hanno subito il furto di tutti i loro averi e sono state trattenute per giorni. Una di loro era stata anche violentata» ha detto ancora il rappresentante del Wfp. Dunque a causa dell'insicurezza pervasiva e delle violenze «le persone che dovrebbero nutrire questo Paese, i contadini, le donne del mercato, si nascondono a casa».
Inoltre, secondo l'esperto «se si guardano i bisogni umanitari di questo Paese, il cibo è una componente importante, ma non è tutto: è necessaria una risposta multisettoriale», aggiunge. «Il tessuto sociale è stato fatto a pezzi - sottolinea - I vicini non si fidano dei vicini. C'è aggressività, c'è violenza e le persone cercano in tutti i modi di proteggersi».
Infine a questi problemi si aggiungono condizioni meteorologiche estreme. Le forti piogge del 3 giugno hanno provocato 51 morti e la distruzione di 34'000 case, coinvolgendo 200'000 persone, un inizio infausto per la stagione degli uragani caraibici che si estende dal primo giugno al 30 novembre di ogni anno.