L’Ong Human Rights Watch denuncia il blocco di Israele nella Striscia di Gaza: «È un crimine contro l'umanità».
GAZA - «Il governo israeliano usa la fame dei civili come metodo di guerra nella Striscia di Gaza. È un crimine contro l'umanità». L’Ong Human Rights Watch denuncia, attraverso un rapporto dettagliato diffuso questa mattina, la pressione che Tel Aviv sta esercitando sui civili bloccati nell’enclave palestinese. Una pressione che dopo mesi di combattimenti sembra aver raggiunto un punto di non ritorno.
«Le forze israeliane stanno deliberatamente bloccando la fornitura di acqua, cibo e carburante». Ma non solo, i soldati dello Stato ebraico «impediscono l'assistenza umanitaria, radono al suolo aree agricole e privano la popolazione civile di beni indispensabili». Il blocco israeliano nella Striscia sta infatti suscitando, fin dall’inizio della guerra, le forti reazioni dell’opinione pubblica occidentale. Il governo di Netanyahu è però sempre stato intransigente: gli aiuti umanitari entrano a Gaza solo dopo il rilascio di ulteriori ostaggi.
«Si tratta di una politica incoraggiata (o approvata) da funzionari israeliani di alto rango che riflette l’intento di affamare i civili come metodo di guerra», ha affermato Omar Shakir, rappresentante di Israele e Palestina. «I leader mondiali dovrebbero parlare apertamente contro questo abominevole crimine di guerra, che ha effetti devastanti sulla popolazione di Gaza».
Human Rights Watch, tra il 24 di novembre e il 4 dicembre, ha raccolto diversi dati nell’enclave intervistando 11 palestinesi a Gaza. «Mancava tutto: cibo, elettricità, internet, non avevamo niente», ha spiegato un uomo fuggito dal nord della Striscia. «Non sappiamo come siamo sopravvissuti».
Gli appelli della comunità internazionale non sono mancati per quella che è stata definita una punizione collettiva ingiusta che deve subire il popolo palestinese. L’agenzia dell’Onu World Food Programme (WFP) ha lanciato il primo allarme il 17 di novembre avvertendo della «possibilità immediata» che i civili palestinesi possano morire di fame. Le scorte di cibo e acqua erano praticamente inesistenti. Un primo campanello di allarme a cui è seguito un secondo il 3 dicembre. «L’alto rischio di carestia» si sta concretizzando. Il sistema alimentare di Gaza è sull’orlo del collasso. E il 6 dicembre ha dichiarato che il 48% delle famiglie nel nord di Gaza e il 38% degli sfollati nel sud di Gaza avevano sofferto per la mancanza di cibo.
«Il governo israeliano sta aggravando la punizione collettiva dei civili palestinesi e il blocco degli aiuti umanitari con l’uso crudele della fame come arma di guerra», ha concluso Omar Shakir. «La catastrofe umanitaria a Gaza richiede una risposta urgente ed efficace da parte della comunità internazionale».