Il presidente dell'Ecuador, Daniel Noboa, ha festeggiato il rilascio di 180 funzionari e guardie carcerarie dopo sette giorni di tensioni.
QUITO - «Congratulazioni per la professionalità e il coraggio dimostrato dalle forze armate, dalla polizia nazionale, e dal servizio penitenziario». Così il presidente dell'Ecuador, Daniel Noboa, ha festeggiato la fine di un incubo, ovvero la liberazione di tutti gli ostaggi sequestrati in sette prigioni del paese - circa 180 funzionari e guardie carcerarie - nel quadro dell'ondata di violenza scatenata nell'ultima settimana dalle bande di narcos.
Le autorità hanno inviato nelle ultime ore l'esercito e la polizia nazionale a ristabilire l'ordine in tutti i penitenziari, anche con le maniere forti se necessario.
E in questo quadro, attorno al carcere di Cotopaxi, ha riferito la testata "Expreso", è stato formato un cordone di oltre un chilometro ed è stato disposto l'invio di oltre 750 agenti delle forze speciali della polizia nazionale.
L'esercito ha anche diffuso le immagini di una prigione nella città di Cuenca dove, secondo il sindaco, erano tenuti in ostaggio 61 dipendenti. In alcune foto si vedono centinaia di detenuti a torso nudo e a piedi nudi distesi a terra.
Ma la strada per ristabilire l'ordine sarà lunga. Ieri sera, a quanto si è saputo, prima dell'inizio del coprifuoco alle 23.00 le bande criminali sono tornate ad imperversare in diverse località.
Un gruppo armato ha aperto il fuoco contro alcuni ragazzi che giocavano a pallone nel campetto di una cooperativa di Guayaquil uccidendo un giovane di 15 anni e ferendone altri dodici.
Alla stessa ora tre uomini hanno fatto irruzione in una sala biliardo di Quito aprendo il fuoco contro i clienti uccidendo una persona e ferendone altre cinque.
La polizia, a sua volta ha diffuso immagini in cui si vedono delle guardie carcerarie rilasciate in lacrime, stremate e sostenute dai colleghi. Uno di loro afferma: «Siamo liberi... Grazie a Dio siamo usciti tutti sani e salvi», sventolando la bandiera dell'Ecuador.
La grave crisi che ha innescato una vera guerra tra governo e 22 bande di narcotrafficanti è iniziata la scorsa settimana in seguito all'evasione da una prigione di massima sicurezza del boss a capo della più grande gang di narcotrafficanti ecuadoriana, Adolfo Macias, considerato il nemico numero uno dalle autorità.
Nelle prigioni ci sono state rivolte generalizzate, che oltre al sequestro di numerosi agenti e funzionari, ha portato alla morte di 19 persone. Negli ultimi quattro giorni, polizia e delle forze armate hanno reagito avviando operazioni congiunte, grazie allo stato di «conflitto interno armato» decretato dal presidente Noboa, che aveva detto «vinceremo». Da allora, secondo le autorità, ci sono stati oltre 1'100 arresti, otto "terroristi" uccisi e 27 prigionieri evasi riarrestati.