Le rilevazioni parziali consegnano al premier uscente una fragilissima maggioranza in Parlamento
TEL AVIV - In Israele sono stati scrutinati circa 8 voti su 10 delle elezioni legislative che hanno avuto ieri (le quarte in due anni). Lo scenario è più o meno quello delle volte precedenti: il Likud, il partito del primo ministro Benjamin Netanyahu, è la prima forza della Knesset, il Parlamento israeliano, ma senza avere i numeri sufficienti per una solida maggioranza.
Nemmeno la vasta coalizione che lo avversa, composta da partiti di sinistra, centro e destra, riuscirebbe a formare un governo.
«L'unica alternativa a un governo della destra guidato da me, è un quinto voto» tuona nel frattempo Netanyahu, mettendo in chiaro che lo stallo attuale non porterà da nessuna parte. Parlando ai sostenitori in nottata, il premier afferma che «una chiara maggioranza» dei parlamentari eletti condivide la «sua politica», pertanto nelle prossime ore partirà una febbrile opera di convincimento finalizzata a rafforzare quella che, dati attuali alla mano, è una maggioranza traballante (61 seggi su 120).
Per formare un solido governo Netanyahu avrà bisogno sia dell'appoggio degli ultra-nazionalisti e ultra-ortodossi, che del partito di estrema destra guidato da Naftali Bennett. L'attuale ministro può diventare quindi l'ago della bilancia della politica israeliana.