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UNIONE EUROPEAElezioni europee, è la domenica della verità

09.06.24 - 08:12
Ultima giornata di votazioni, le primissime proiezioni sono attese già in serata
keystone-sda.ch (Mauro Scrobogna)
La premier italiana Giorgia Meloni al seggio.
La premier italiana Giorgia Meloni al seggio.
Elezioni europee, è la domenica della verità
Ultima giornata di votazioni, le primissime proiezioni sono attese già in serata

BRUXELLES - Si concludono domenica sera alle 23 le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. Centinaia di milioni di cittadini sono stati chiamati alle urne negli ultimi quattro giorni - i primi sono stati quelli dei Paesi Bassi - per dare nuova forma all'Assemblea continentale, oppure proseguire nel solco della Commissione guidata da Ursula von der Leyen.

Se dovessimo semplificare all'estremo questa tornata elettorale, potremmo dire che si tratta della sfida tra l'onda sovranista e l'asse europeista. Con la prima che andrebbe a erodere consensi (e seggi) all'attuale maggioranza di governo a Bruxelles e Strasburgo.

Maggioranza sempre più fragile - Un sondaggio di Ipsos-Euronews lascia intendere che i tre principali gruppi del Parlamento europeo dovrebbero mantenere la maggioranza. È probabile però che sarà la più risicata di sempre. Renew Europe potrebbe passare dagli attuali 102 a 81, i Verdi dagli odierni 72 a 54 e i Socialisti e democratici (S&D) da 140 a 136. Solo la Sinistra guadagnerebbe seggi, passando da 37 a 43.

Il Partito popolare europeo (Ppe), la forza numericamente più grande dell'Europarlamento, potrebbe rafforzarsi ulteriormente passando da 177 a 181 seggi. I Conservatori e riformisti europei, che conta al suo interno i partiti al governo in Polonia e Italia, potrebbe fare un balzo da 68 a 80 eletti. Meno sostenuta la crescita di Identità e Democrazia, nella quale s'inserisce ad esempio lo schieramento di Marine Le Pen: passerebbe da 59 a 66 seggi. Molto più consistente la possibile pattuglia dei Non iscritti, che passerebbe da 50 a 79 parlamentari.

Chi ha già votato - Come detto, giovedì 6 giugno gli elettori olandesi sono stati i primi a recarsi alle urne. È toccato poi a Repubblica Ceca ed Estonia nella giornata di venerdì. Sabato hanno votato i cittadini di Repubblica Ceca, Lettonia, Malta, Slovacchia e Italia.

I big: la Germania - Urne aperte alle 8 e chiuse alle 18 per la nazione che manda in Europa il maggior numero di parlamentari, 96 su 705. Sondaggi alla mano, ci si attende un'affermazione dell'Unione cristiano-democratica e sociale (Cdu-Csu), partito all'opposizione del cancelliere Scholz ma vero e proprio pilastro del Ppe. L'Spd al governo potrebbe far peggio rispetto a cinque anni fa e così anche i Verdi.

La vera incognita riguarda l'estrema destra: Alternative für Deutschland (Afd) riuscirà davvero a superare i socialdemocratici e a diventare il secondo partito? Due grosse manifestazioni contro l'estremismo di destra hanno richiamato in piazza decine di migliaia di persone ad Amburgo e Berlino. Ma i recenti fatti, come quello avvenuto a Mannheim, gettano benzina sul fuoco della propaganda di Afd.

La Francia - La seconda nazione per numero di europarlamentari si accinge, stando ai sondaggi, a vedere una schiacciante vittoria dell'estrema destra del Rassemblement National di Marine Le Pen. Alla formazione guidata da Jordan Bardella viene accreditato un 32-33% che andrebbe a doppiare il possibile risultati di Renaissance.

I macroniani non avrebbero avuto giovamento nemmeno dalla gigantesca vetrina internazionale che il presidente ha avuto con le celebrazioni degli 80 anni dello sbarco in Normandia. Più staccata la sinistra radicale, almeno secondo gli esperti.

Il caso scrutatori in Italia - In Italia (terza per numero di rappresentanti) si vota già dalle 15 di sabato. L'affluenza al voto è stata, alle 23 di ieri sera, del 14.67%. Oltre alle polemiche dell'ultimo minuto (Salvini accusato di aver violato il silenzio elettorale e la premier Meloni di averlo aggirato mostrandosi accanto a una varietà di ciliege chiamata Giorgia) si segnala un fuggi fuggi di scrutatori e presidenti di seggio. A Palermo venerdì si è dovuti correre ai ripari, dopo che 1700 su 2400 sorteggiati non avevano confermato la loro presenza. A Bari, invece, buona parte dei presidenti di seggio ha fatto un passo indietro. Tra le cause ci sarebbe la scarsa retribuzione: 138 euro per i presidenti e 110,40 euro per segretari e scrutatori.

L'incognita astensione - La sfiducia nelle istituzioni europee potrebbe essere un fattore cruciale in vari Paesi e potrebbe avere come conseguenza un'astensione piuttosto alta. «Non possiamo dimenticare che non stiamo parlando di un'elezione europea, ma di 27 elezioni nazionali. Pertanto, l'approccio all'astensionismo sarà certamente diverso a seconda dei Paesi in cui si svolgeranno queste elezioni e a seconda delle attuali questioni in gioco», ha dichiarato a Euronews l'analista Tomasz Kanievcky. Ma c'è anche chi va in controtendenza, come la Repubblica Ceca.

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