di Francesco Rinaldi, ex docente di scuola media
Oggi, lunedì, le scuole dell’obbligo riaprono e gli allievi ritornano a scuola. Il rientro avviene però in un ambiente radicalmente diverso da quello di inizio anno scolastico: classi dimezzate, misure igieniche restrittive, contatti sociali controllati, giorni settimanali di presenza a scuola ridotti.
Sull’utilità di questa apertura le opinioni rimangono ancora discordanti.
Per alcune famiglie la riapertura delle scuole può apparire rassicurante perché evita di lasciare i figli a casa da soli, mentre i genitori lavorano. Ma molti genitori sono perplessi nel vedere i propri figli cambiare ancora una volta modalità di lavoro quando mancano solo pochi giorni alla fine dell’anno scolastico. Agli allievi è stato dapprima chiesto di imparare a gestire contemporaneamente, ed in tempi brevissimi, numerosi programmi informatici per adeguarsi all’insegnamento a distanza.
Dopo un tale sforzo, si richiede un altro cambiamento per adattarsi a una nuova modalità di lavoro. Una situazione che rischia di compromettere per l’ennesima volta la continuità didattica.
All’interno del corpo insegnante, la disponibilità a riprendere il lavoro sicuramente non manca, ma è dell’utilità di una riapertura con queste improvvisate modalità che ci si interroga.
Consapevole dei tempi ristretti con cui è stato necessario prendere delle decisioni, sarebbe comunque stato d’aiuto valutare le proposte del Movimento della Scuola.
Quindi, anche se l’insegnante torna in classe, mettendo a rischio la propria salute come già coraggiosamente fanno medici e infermieri, qual è esattamente il suo nuovo ruolo?
Le norme igieniche da osservare sono talmente numerose che sarà più il tempo trascorso a impersonare il poliziotto che quello dedicato a svolgere la sua primaria funzione: quella di insegnare!
Uno sguardo alle idee espresse dagli schieramenti politici mostra una spaccatura al loro interno tra chi è contrario e chi è favorevole alla riapertura. In questo frangente colpisce tuttavia la trasformazione del dibattito politico su questo argomento in uno strumento di sciacallaggio, visto che ci troviamo di fronte a una vera pandemia di proporzioni gigantesche, a dimostrazione del fatto che anche da noi, purtroppo, a volte l’interesse di parte prevale sull’interesse comune.
Ma a preoccupare maggiormente sono le difficoltà che gli allievi di fine quarta media dovranno affrontare con il nuovo anno scolastico. Quelli che affronteranno il liceo avranno la necessaria preparazione? Il salto di qualità dalla scuola media al liceo è sempre stato alto, ma la discontinuità didattica a cui sono sottoposti gli allievi proprio durante questa parte finale dell’anno di sicuro non aiuta, nemmeno i più volonterosi.
Quelli che dovranno cercare lavoro non saranno certo più fortunati: le difficoltà economiche, che presto si faranno sentire, renderanno la già scarsa disponibilità di nuovi posti di apprendistato ancora più ristretta. Per non parlare delle scuole post obbligatorie: potranno le direzioni valutare per tempo le domande di ammissione? La speranza è che la autorità si rendano conto di tutte queste problematiche e che riescano a dare una riposta concreta alla popolazione.
Tutte queste osservazioni, che non vanno interpretate come una sterile critica al responsabile del DECS, scaturiscono dalla mia esperienza di docente, e hanno come unico scopo quello di proporre una serie di temi su cui ancora riflettere attentamente.
Nella speranza che questa situazione sanitaria critica volga presto al termine, auguro ai coraggiosi docenti e agli allievi una buona ripresa. In bocca al lupo!