«Nonostante la pandemia, il settore sta vivendo un boom che ci deve far preoccupare».
BELLINZONA - Stamattina la Segreteria di Stato dell'economia ha pubblicato le ultime cifre in merito all'esportazione di materiale bellico: nella prima metà del 2020 la Svizzera ha esportato armi per il valore di 501 milioni di franchi – una cifra che corrisponde a un aumento del 184% rispetto ai primi sei mesi del 2019 e quasi al totale di quanto esportato nell'intero anno 2018. Se si continua così si potrebbe superare il triste record del 2011, quando le esportazioni hanno toccato gli 873 milioni di franchi.
Nonostante la pandemia abbia bloccato il mondo intero e messo in ginocchio gran parte dell’economia, l’industria bellica sta vivendo un boom che ci deve far preoccupare. Anche perché queste esportazioni, in barba alla nostra presunta politica di neutralità e tradizione umanitaria, sono destinate a paesi coinvolti nella guerra in Yemen: un esempio sono le armi, dal valore di quasi 5 milioni di franchi, esportate in Arabia Saudita, negli Emirati Arabi, in Qatar o nel Bahrein. Ma non finisce qui: la Svizzera ha pure esportato materiale bellico verso il Pakistan (situazione molto tesa con la confinante India), il Brasile (dove le violazioni dei diritti umani si stanno moltiplicando con la presidenza Bolsonaro) e Israele (che sta pianificando l’annessione della Cisgiordania).
Una situazione che possiamo migliorare con “l’iniziativa per la correzione”, che vuole vietare le esportazioni di armi in paesi coinvolti in guerre civili oppure che violano i diritti umani: una proposta ragionevole che si trova attualmente in fase di consultazione presso i partiti e i gruppi di interesse, in attesa di sapere se ci sarà un controprogetto considerato accettabile dagli iniziativisti oppure se si procederà alla votazione popolare. Vedremo se a prevalere sarà il buon senso oppure la volontà dell’industria bellica di mettere il profitto sopra la vita umana. Anche se questo fosse il caso, sono fiduciosa che una chiara maggior parte degli svizzeri non voglia basare il rilancio della nostra economia sul business della guerra e saremo pronti a vincere il voto alle urne!
Laura Riget, copresidente PS e segreteria politica Gruppo per una Svizzera senza Esercito