Fabio Canevascini, Municipale di Balerna per LaSinistra
Io sono cresciuto con i western di Tom Ford, per capirci quelli con quasi sempre John Wayne.
Il cattivo era facile da scovare, perché quasi sempre aveva il cappello nero. In questi giorni Il tizio con il cappello nero sembra sia stato definitivamente buttato fuori a calci dal saloon, non senza prima aver fatto dei bei danni.
Donald Trump è uscito di scena, e i suoi seguaci hanno dato un tristissimo spettacolo, sfregiando le istituzioni. Gli Usa hanno fatto, pur essendo la più antica democrazia occidentale dei tempi di Atene, una figura, come diremmo noi, da cioccolatai.
Ma perché c’è Piero Marchesi nel titolo del mio articolo? Direi che io e Marchesi non abbiamo visto lo stesso film. Il presidente dell’UDC ticinese si schiera infatti ancora in difesa di Trump e di quella che lui chiama libertà di espressione a causa del blocco dei suoi account da parte dei social media.
È pur vero che l’UDC ci ha abituati da decenni alla loro particolare libertà di espressione, che consiste nel dare dei ladri, dei ratti o delle pecore nere a frontalieri, stranieri e immigrati, in questo si trovano in buona compagnia coi metodi di Donald Trump. Marchesi comunque è inorridito dal fatto che le piattaforme social abbiano sospeso per un periodo o a vita l’account del cow boy dal cappello nero. Marchesi ci racconta, riferendosi a Trump:
«…Se davvero ha una responsabilità in questo triste evento non dovrebbe essere un Giudice a giudicarlo piuttosto che il CEO di un social media?»
Strano, ho sempre pensato che l’UDC fosse un partito liberista, che vede come fumo negli occhi ogni intervento statale. Un movimento dedito al capitale, con un miliardario come patron e con l’idea che meno stato c’è meglio è. Eppure qui Marchesi fa l’impensabile, invoca l’aiuto dello stato nel redimere una questione che riguarda un’azienda privata! Perché se seguiamo i ragionamenti che l’UDC ha portato avanti fino a ieri, il privato può fare un po’ quello che gli pare e lo stato non ci deve mettere becco.
Perciò commuove vedere Marchesi rinnegare decenni di politica liberista e ammettere che a volte lo Stato deve fare da garante, da arbitro o da bilanciere. Dal canto mio, mi hanno preoccupato molto di più quattro anni di follie dell’ex presidente che il ban di twitter. Sono perciò aperto a convergenze con l’UDC per trovare altri settori, magari quello economico e dei salari minimi, dove un deciso intervento dello stato potrebbe davvero fare la differenza.