Angelica Lepori e Monica Soldini, consigliere comunali MPS a Bellinzona
Il femminicidio di Monte Carasso he riportato alla luce della ribalta il problema della violenza contro le donne. È inutile girarci intorno, l’episodio di ieri può essere spiegato solo come uno dei più gravi e efferati atti di violenza contro la volontà e l’autodeterminazione delle donne. La storia è simile a tutti gli altri casi (e solo nel 2021 sono già 11): una donna viene uccisa da un compagno o ex compagno “solo” perché donna, solo perché cerca di uscire da una relazione violenta e finita e di ricostruirsi una nuova vita di autonomia. Si tratta del modo più brutale in cui si manifesta il sistema patriarcale che si basa su relazioni di potere e sopraffazione dell’uomo sulla donna. La violenza in questo caso diventa efferata, ma si manifesta ogni giorno sotto altre forme, non per questo meno gravi: violenza domestica, molestie sui luoghi di lavoro e nelle scuole, violenza economica e psicologica. I metodi sono diversi, ma l’obiettivo è lo stesso.
Di fronte a queste situazioni occorre potenziare e rafforzare la rete di sostegno e i servizi di aiuto e di protezione, occorre fare in modo che le donne trovino la possibilità di aprirsi e parlare di chiedere aiuto. Una rete che deve essere il più estesa e capillare possibile. In questo senso l’MPS in questa legislatura si è fatto promotore, proprio in seno al Consiglio Comunale della città di Bellinzona teatro di questo ultimo episodio, di una mozione per la creazione di uno sportello comunale contro la violenza domestica che potesse fungere da punto di riferimento per le donne bisognose di aiuto e fare da tramite tra le vittime e i diversi enti e istituzioni presenti sul territorio. Si chiedeva inoltre alla città di studiare la possibilità di creare un rifugio protetto per le donne vittime di violenza e di attivare una campagna di prevenzione della violenza sul territorio comunale che toccasse i luoghi di lavoro, le scuole e i luoghi pubblici.
Tutte misure che il Municipio e i partiti che lo sostengono hanno giudicato inutili e hanno respinto, dichiarando che le attività proposte sono già promosse a livello cantonale e che non fossero necessari “doppioni”. Siamo ben coscienti che l’approvazione di questa mozione non sarebbe stata sufficiente per fermare la violenza avvenuta domenica e nemmeno ad arginare completamente il fenomeno della violenza di genere. Ma le nostre proporre avrebbero permesso di rafforzare la protezione e l’aiuto alle vittime e contribuire a costruire una città dove le donne avrebbero potuto sentirsi più libere e ascoltate. Le risposte del Municipio e dei partiti che lo sostengono sono la conferma di come questo fenomeno venga sottovalutato.
Pensiamo che la lotta alla violenza di genere debba essere al centro del dibattito politico, che necessiti misure e mezzi incisivi; misure nella cui realizzazione devono sentirsi coinvolti tutti i livelli istituzionali, senza giocare al solito rimpallo di responsabilità. Le osservazioni e gli atteggiamenti contriti in pubblico delle autorità cittadine non bastano certo a far dimenticare che anche la politica comunale ha le proprie responsabilità.
Per quel che ci riguarda continueremo a batterci per riproporre e sostenere quanto abbiamo invano chiesto, così come altri interventi.