Giulia Petralli, co-coordinatrice Giovani verdi
I pesticidi di sintesi hanno rappresentato il progresso. Oggi, però, ne conosciamo gli effetti su salute e biodiversità e sappiamo che un altro tipo di agricoltura, ecologicamente ed economicamente sostenibile, è possibile. L’iniziativa ‘per una Svizzera senza pesticidi di sintesi’, in votazione il 13 giugno, chiede proprio d’eliminare, entro 10 anni, l’uso di pesticidi di sintesi dall’agricoltura svizzera, applicando le stesse regole anche alle importazioni. L’iniziativa non esige pertanto il label bio, poiché l’impegno è circoscritto all’uso dei pesticidi di sintesi. Un cambio di paradigma comunque vitale, che ci impone di fare chiarezza su alcuni punti dell’opposizione.
Prima di tutto i prezzi delle derrate alimentari. Questi, si dice, lieviteranno. Nonostante la difficoltà a prevederne l’esatto andamento, sappiamo che attualmente i costi della produzione agricola hanno un impatto del 20-40% sul prezzo finale. La differenza di prezzo tra un prodotto convenzionale e uno biologico è determinata prevalentemente dal commercio al dettaglio, capace di accumulare un proprio margine sui prodotti giocando sulle sensibilità dei consumatori. Una situazione di abuso che non potrebbe perdurare se i prodotti senza pesticidi diventassero la norma. E poiché l’iniziativa non chiede lo standard bio, è probabile che, i prezzi non si allineerebbero a ciò che paghiamo per tali prodotti. L’impresa JOWA, la panetteria di Migros, si è per esempio convertita a una produzione priva di pesticidi senza un elevato rialzo dei prezzi. Inoltre, la produzione basata sull’uso massiccio di pesticidi di sintesi causa immensi costi (in termini di perdita di biodiversità, d’erosione della fertilità dei suoli e di salute), che però non sono sostenuti direttamente dall'agricoltore né dalla grande distribuzione, ma dalla collettività tutta. Se i prodotti convenzionali si vendessero sulla base dei costi reali (ambientali, per esempio), il loro prezzo aumenterebbe, rendendo la produzione priva di pesticidi più conveniente e profittevole anche per i contadini. In più, se l’iniziativa passerà le risorse per la ricerca dovranno essere aumentate per riorientare e promuovere le innovazioni che favoriscono minori costi e maggiori rese dell’agricoltura sostenibile.
Gli oppositori temono anche un calo delle rese e un aumento delle importazioni. I pesticidi ampliano certamente la produttività della nostra agricoltura. Tuttavia, si tratta di un effetto a corto termine. Poiché l’agricoltura intensiva impoverisce i suoli e inquina le acque, non può reggere rese elevate a lungo termine. Le tecniche dell’agroecologia e dell’agricoltura biologica consentono invece la rigenerazione delle capacità produttive dei suoli, garantendo rese durature. Di certo non staremo a digiuno se trovassimo il modo di recuperare le 2,8 milioni di tonnellate di cibo buttato annualmente, a causa anche di modelli di bellezza applicati ai prodotti (una carota curva non finisce sugli scaffali). Il divieto di pesticidi di sintesi da applicare è difficile, ma non impossibile, ed è la direzione che già si sta prendendo, l’iniziativa velocizza solo il processo data la situazione urgente.