Giancarlo Jorio, già municipale di Giubiasco.
È tardiva l’ammissione di grossolani errori costruiti e approvati con il Regolamento comunale messo in vigore in pompa magna e finora difeso e applicato pedissequamente quale fosse una reliquia.
La presidenza o la carica in un Ente autonomo comunale non deve essere “un automatismo statutario”, prescindendo da un esame di merito per quanto concerne l’idoneità delle persone o per decisioni con il manuale distributivo tipico della partitocrazia.
Un recente contenzioso la dice lunga sulla testardaggine istituzionale di un Comune che sta cercando d’imparare a camminare sulle macerie del suo primo quadriennio. Fatti pregiudizievoli ben noti per cariche precedenti che prevaricano i limiti di una limpida amministrazione, rendono norme statutarie inapplicabili, non potendo essere considerate assolute le regole stabilite con uno statuto, rifiutando sic et simpliciter una valutazione secondo le specificità e la fattispecie.
Prioritariamente per una nomina in un Ente autonomo comunale va accertato l'indipendenza che deve essere giudicata assoluta, come pure l'imparzialità e l’equità. Sono i requisiti fondamentali che finalmente, si presume, dovrebbero essere riformati con un’opportuna modificazione legislativa al livello comunale. Si auspicano siano applicati con rigore inderogabili principi del diritto superiore anche per quanto concerne l’inidoneità e l’esclusione.
Casi di palesi conflitti d’interesse e d’inadempienza funzionali che pregiudicano la completa indipendenza e l’imparzialità per noti precedenti quali lo “sfascio del diritto”, non dovrebbero più capitare. Per il bene del Comune l’invito è di togliersi le “giacchette di Partito”, anche poiché perseverare così come, finora stanno le cose peraltro gradite a un Municipio arroccato a difendere a oltranza se stesso, sarebbe diabolico