Marzio Maurino, direttore Maurino Graniti SA, Biasca
Innanzitutto è doveroso ringraziare tutti quelli che hanno collaborato e investito parecchie risorse per contrastare una legge sconsiderata come quella lanciata dall’allora parlamentare Rückert nel 2019 e rilanciata dall’On. Zali nel 2021. Secondo Marzio Maurino (ma non solo), questa legge avrebbe portato solo un ulteriore incremento di costi e nessun beneficio a favore degli attori coinvolti, che già hanno speso più di CHF 100'000.- per contrastare le due proposte di legge abbandonate negli ultimi tre anni. Solo la Graniti Maurino SA ha speso oltre CHF 20'000.- in spese proprie e di consulenza.
La prima mobilitazione avvenuta tra il 2019 e il 2020 per combattere l’iniziativa parlamentare Rückert che voleva regolamentare le cave ticinesi in modo sconsiderato ha causato lo spreco di moltissime risorse, sia in termini di tempo che di denaro, da parte di tutti gli attori toccati da quest’ultima, in primis i patriziati e i cavisti. Fortunatamente questa legge è poi stata ritirata e si pensava fosse stata abbandonata, ma evidentemente non è stato così.
Con sorpresa l’On. Zali, pur sapendo che vi erano state diverse opposizioni sull’iniziativa Rückert, ha deciso di riproporla l’anno scorso impiegando naturalmente risorse pubbliche per la ripubblicazione. Marzio Maurino, per conto delle sue società, ha coinvolto non solo il suo legale ma anche tutti i cavisti, i comuni e i patriziati interessati. Si sono poi aggiunti anche gli impresari costruttori e l’alleanza patriziale che hanno sostenuto l’opposizione alla legge. La nuova proposta ha portato quindi nuovamente tutti gli attori toccati a reagire coinvolgendo i propri legali, per cui ancora una volta si è dovuto investire un gran numero di risorse (tempo e denaro) per colpa di una legge sconsiderata.
L’On. Claudio Zali si è espresso ieri a riguardo su La Regione con le seguenti parole: “Lette le varie prese di posizione pervenute che sono prevalentemente negative abbiamo avuto la netta sensazione che non vi fosse una concreta possibilità di far avanzare il disegno di legge. Si è tentato di fare un esercizio che andava comunque avviato, ma da subito è stato chiaro che non ci sarebbe stata rispondenza.” Un esercizio che è costato molto e lo Stato non rifonde per i suoi errori.
Siccome era chiaro dall’inizio che la legge fosse sproporzionata, vista la prima mobilitazione avvenuta nel 2020 con la prima proposta dell’allora parlamentare
Rückert che è poi stata ritirata, il direttore del DT Claudio Zali avrebbe dovuto ponderare meglio il rilancio di una legge del genere. Inoltre, come ha anche affermato lui stesso, “il settore dell’estrazione e lavorazione della pietra naturale non è un settore fuori controllo e ci sono già varie leggi che lo regolamentano”.
Sensatamente il Consiglio di Stato ha abbandonato questa nuova proposta di legge perché avrebbe procurato solo più costi e zero benefici, e questo grazie alla collaborazione di tutti gli attori coinvolti che si sono subito mobilitati. Va bene così” come affermato dall’On. Zali, anche se a rimetterci sono ancora una volta i contribuenti.