L’iniziativa del PLR per introdurre l’educazione finanziaria nelle scuole è interessante, ma presenta alcune criticità se analizzata nel contesto della povertà dilagante in Ticino. Promuovere la consapevolezza finanziaria è utile per preparare i giovani a gestire il denaro e comprendere meglio i temi economici che animano la politica.
Tuttavia, l’educazione finanziaria da sola non risolve problemi strutturali come il caro vita, il precariato o i redditi insufficienti, che sono alla base delle difficoltà economiche di molte famiglie. Il tono dell’articolo apparso sul CdT il 16.12.2024, firmato da Simona Genini, in particolare frasi come “chi non ha fatto bene i propri compiti rischia di trovarsi in difficoltà”, rischia di apparire insensibile verso chi vive situazioni di disagio economico non per cattiva gestione, ma per mancanza di risorse. Parlare di responsabilità personale senza considerare il contesto rischia di colpevolizzare chi si trova in difficoltà. Inoltre, l’educazione finanziaria non può essere vista come una soluzione a costo zero: per essere efficace, richiede risorse adeguate, formazione specifica per gli insegnanti e un coinvolgimento delle famiglie e della società civile. Senza una progettazione condivisa, rischia di diventare un’iniziativa simbolica. Infine, l’articolo non menziona come questa proposta possa integrarsi con interventi strutturali volti a ridurre le disuguaglianze economiche e sociali.
Senza politiche di sostegno al reddito e misure per abbassare il costo della vita, l’alfabetizzazione finanziaria potrebbe non bastare per garantire la vera autonomia dei cittadini. In conclusione, l’iniziativa è apprezzabile, ma deve essere accompagnata da interventi più ampi e incisivi per rispondere alle reali esigenze della popolazione ticinese. Educare i giovani al denaro è importante, ma combattere la povertà è essenziale.
Lorenzo Onderka
Pura
Già candidato per Avanti con Ticino &Lavoro