Giancarlo Jorio, ex municipale di Giubiasco.
Pesante sarà festeggiare l’inaugurazione del nuovo acquedotto della valle Morobbia!
Già con “Bellinzona informa”, il sindaco e il capo dicastero presidente AMB evitano di mettere la faccia. Che si provi imbarazzo a inaugurare l’inutile acquedotto che resta a secco per 90 giorni consecutivi in caso di siccità?
Realizzato sperperando oltre 17 milioni di franchi dei contribuenti, da qualche anno già si è iniziato a spalmare sull’utenza i costi derivanti dall’infausto investimento con una serie di aumenti delle tariffe AMB della nuova Bellinzona.
Correva l’anno 2002 quando l’ex sindaco di Giubiasco Mauro Dell’Ambrogio, il padre politico dell’inutile progetto, a passo di corsa sgomitava affinché l’opera fosse realizzata sotto il suo prolifico sindacato.
Il dottore in legge è però malamente andato a sbattere contro una sentenza del Tribunale amministrativo che gli ha rimandato l’incarto.
A quel tempo anche il Municipio di Bellinzona, a giusto titolo, si opponeva alla realizzazione dell’opera giudicata contraria sia ai principi di pianificazione cantonale in materia di approvvigionamento in acqua potabile, per cui la zona di Gnosca è stata definita riserva idrica d’interesse cantonale, come pure sotto il profilo di economia in materia di energia idroelettrica.
Nell’ambito della pianificazione cantonale, Bellinzona ha costruito e di recente inaugurato il nuovo impianto di valenza regionale per l’approvvigionamento in acqua potabile dimensionato per soddisfare le esigenze della maggior parte dei comuni del Bellinzonese.
Diversamente, ignorando interessi di politica regionale e tirando le giacchette della politica partitica cantonale, il Municipio di Giubiasco ha ottenuto che il Consiglio di Stato proponesse all’approvazione del Gran Consiglio il messaggio concernente la concessione delle acque dell’alta valle Morobbia per la realizzazione di un acquedotto che non aveva i requisiti per essere approvato ai sensi di legge.
Defatiganti sono stati i ricorsi, su fino al Tribunale federale, che infine ha sentenziato di non riconoscere la legittimazione a ricorrere a chi ha cercato di evitare uno scandaloso sperpero di decine di milioni di franchi del contribuente.
Sgombrata la strada, improvvida fu la dissennata decisione di avvio dei lavori. Certo è che il progetto pesava milioni di franchi per una progettazione di dettaglio messa in atto già prima di avere ottenuto la concessione dei diritti d’acqua.
Con il progetto di aggregazione anche il Municipio di Bellinzona, come bandiera al vento, ha barattato l’inutile acquedotto di valle Morobbia con imprecisati interessi superiori.
Gli ex sindaci dei maggiori comuni, occupati prioritariamente a determinare la loro futura retribuzione, hanno pattuito di non muovere un dito lasciando che si sperperassero più di 17 milioni di franchi per un inutile acquedotto, doppione di quello realizzato a Gnosca.
Si sarebbe potuto ancora mettere una pezza: ammessa la necessità di sistemare gli acquedotti dell’ex comune di Sant Antonio, la derivazione delle acque su un mini-impianto idroelettrico con una centralina di produzione e con lo scarico delle acque nell’esistente bacino di accumulazione di Carmena dell’impianto idroelettrico Morobbia di proprietà della Città, sarebbe stata una soluzione razionale e praticabile.
Anche il prospettato sussidio a tassi agevolati per una produzione di energia con le micro-centrali dell’inutile acquedotto pone problemi sotto il profilo della legalità nella misura in cui fossero chiesti lauti sussidi (da 21,3 a 26.8 ct/kWh) in contrasto con le disposizioni della Legge federale sull’energia.
La legge promuove sì la produzione di nuova energia idroelettrica, ma non la sostituzione di una produzione già esistente ed effettiva sul mercato con energia di minor pregio prodotta dalle micro-centrali e sottratta al sottostante impianto idroelettrico AMB.
Deve essere penoso inaugurare il nuovo inutile acquedotto di valle Morobbia: mentendo, già s’inventano nuove menzogne.