Martino Marconi, capogruppo Morbio2030 in Consiglio comunale
Una volta si chiamavano bufale, ora si chiamano fake news. Qualunque sia il loro nome l’essere umano ha sempre fatto un largo uso delle informazioni false in molti ambiti; sicuramente tra i primi vi è la politica. Per questo nessuna sorpresa quando ho letto l’opinione pubblicata sulla stampa la scorsa settimana del consigliere comunale Alain Gentizon sull’ecocentro di Morbio Inferiore in votazione il prossimo 15 maggio, anche se un certo sconforto si è fatto sentire.
Quali sono le informazioni false fornite dal collega di CC? Bisogna prima fare una considerazione generale: il collega purtroppo non si dedica molto alla sostanza dell’ecocentro, si concentra piuttosto ad attaccare i contrari, con l’accusa d'incoerenza. Vi sono poi anche delle informazioni errate sull’ecocentro, seppure egli affermi che “la popolazione ha diritto a essere informata in modo corretto”.
Davvero US e Verdi (oggi Morbio2030) erano favorevoli e tutto a un tratto hanno voltato marsina? Ho già dovuto ribattere a questa accusa pubblicamente in un articolo pubblicato il 7 gennaio scorso, ma a quanto pare i favorevoli credono che ripetere delle falsità le renda vere. Viene citata un’interpellanza del 2018 come prova che saremmo stati favorevoli all’ecocentro, dimenticando però che questa interpellanza porta il nome di “Per un ecocentro condiviso con Chiasso” e che il testo auspica esattamente quanto auspichiamo oggi. Mi sembra inoltre di mancare di rispetto al lettore sottolineando come parlare di un ipotetico ecocentro sia del tutto diverso dal parlare di una struttura progettata e definitiva, cui manca solo il via libera del Consiglio comunale. Buffo inoltre come venga citata una frase proveniente dal rapporto dello studio d'ingegneria Tunesi (commissionato dal Municipio nel 2013) facendola passare parole degli interpellanti, il tutto a poche righe da “la popolazione ha diritto a essere informata in modo corretto”.
Andando poi nel concreto non mancano altre affermazioni fantasiose. Parto dalla principale, cioè che la soluzione alternativa sia più costosa. Non mi è chiaro come criticando l’alternativa si risolvano le criticità del progetto che si sostiene, ma andiamo oltre. I costi presentati da Gentizon per gli interrati mantenendo la raccolta degli ingombranti com’è ora (secondo lui 5 milioni di franchi) sono assolutamente campati per aria: esiste già un progetto, basato sul già citato rapporto Tunesi, che prevede un investimento di 1,05 milioni di franchi, ben lontano dalle cifre sbandierate dai favorevoli. Insomma, attuando questo progetto i costi di gestione dei rifiuti rimarrebbero pressoché invariati. Inoltre è da evidenziare come negli ultimi anni la quantità d'ingombranti raccolti è diminuita, e in ogni caso le 300 auto al mese dirette verso Chiasso qualora si propendesse per quella soluzione sarebbero impossibili, altrimenti significherebbe che attualmente getterebbero gli ingombranti 3600 auto all’anno su 4 giornate, che corrispondono a 90 auto l’ora dalle sette di mattina alle cinque di sera. Numeri del tutto irrealistici e in disaccordo con quanto successo durante le ultime raccolte: il numero dei veicoli è drasticamente diminuito, non si formano più colonne e ci sono momenti nei quali non ci sono veicoli nel piazzale.
Inoltre ci viene contestato di aver asserito che l’ecocentro rappresenterebbe un pericolo per gli scolari, cosa falsa poiché l’ecocentro sarà chiuso negli orari di transito degli alunni. Chi vorrà leggere il rapporto di minoranza della Commissione Edilizia noterà che si dice che “Il vincolo degli orari scolastici inoltre permette degli orari di apertura molto ristretti”, mentre chi vorrà recuperare il mio citato articolo di gennaio leggerà “per incontrare le esigenze degli scolari il Municipio prevede di ridurre gli orari di apertura del futuro ecocentro”, e in entrambi i casi si è fatto notare che ciò corrisponde a una concentrazione del traffico che risulta pericolosa non per gli scolari che entrano ed escono dalla scuola, ma per gli stessi alunni durante le attività in esterna e che rimangono a socializzare e giocare oltre gli orari scolastici o il mercoledì pomeriggio, oltre ovviamente a chi vorrà beneficiare del centro sportivo, degli orti comunali, dell’area per cani o del riale Müfeta che sarà rinaturato, tutti siti nelle vicinanze. Però, ancora una volta, “la popolazione ha diritto a essere informata in modo corretto”. Vi sono anche altre inesattezze, tra cui la “larga” maggioranza che avrebbe sostenuto il progetto quando due voti espressi diversamente avrebbero ribaltato il risultato, ma credo di avervi tediato abbastanza con queste, pertanto mi do alle conclusioni.
In apertura ho parlato di sconforto poiché credo che il dibattito politico, imprescindibile in una reale democrazia, debba essere basato sulla correttezza e sull’onestà intellettuale, cosa che purtroppo non ho potuto riscontrare. Credo che nell’interesse di tutte le parti il confronto che precederà la votazione sia rispettoso di questi principi del dibattito democratico, che mi sembrano ora calpestati. Trovo fastidioso l’uso strumentale del concetto di democrazia, descritto da Gentizon come “principio inderogabile e quindi è giusto che faccia il suo corso” quando solo a dicembre scorso il comitato a favore invitava a boicottare il referendum. Il mio intento qui è fissare questi punti senza smontare tutte le fantasie che ci vengono usate contro, pertanto questo scritto non coglie la completezza degli argomenti attorno all’ecocentro, che saranno poi sviscerati in articoli dei colleghi di Morbio2030 nei prossimi giorni e settimane. In conclusione, rinnovo l’invito a votare NO il prossimo 15 maggio.