Amalia Mirante.
Il periodo di Natale è molto bello e rilassante per chi ha una famiglia vicino e può passarlo con persone care. E per chi non ha preoccupazioni economiche eccessive.
Molti invece vivono male queste feste perché hanno perso qualcuno e mai come a Natale la mancanza si fa sentire.
Altri ancora, e sono tanti, sono confrontati con difficoltà economiche che diventano particolarmente dolorose in questi giorni sfavillanti di luci, con l’abbondanza ostentata nelle vetrine.
Secondo l’Ufficio federale di statistica, oltre 770 mila persone vivono in povertà nel nostro paese. E oltre a loro ci sono quasi altrettante persone che vivono con il minimo indispensabile. Sono quasi un milione e mezzo di persone per cui il Natale è un problema nel problema. E anche in Ticino la situazione è molto difficile. Nel 2020 oltre 50 mila persone erano povere e altrettante a rischio di povertà.
Ancora di recente i media hanno parlato dell’aumento delle mense dei poveri nel nostro cantone. Perché quando si parla di povertà si parla anche “semplicemente” del fatto di riuscire a mettere qualcosa sotto i denti.
Una parte della popolazione pensa di mettersi a dieta subito dopo le feste. Un’altra parte penserà a come mangiare qualcosa questa sera.
Le disuguaglianze ci sono nel nostro paese, eccome. Sono spesso nascoste ai nostri occhi e diventa tabù anche solo il fatto di parlarne.
Sicuramente il modello economico svizzero è un modello di successo ma molte persone sono lasciate indietro, non ce la fanno, vivono ai margini e non sono nemmeno presenti nel dibattito pubblico. Sono a tutti gli effetti invisibili.
Molte altre persone, pur non essendo povere secondo la definizione ufficiale, hanno difficoltà notevoli a far quadrare i conti. Per loro, una spesa inattesa può essere un problema enorme. Vivono, queste persone, in una situazione continua di incertezza: la congiuntura attuale rischia di farne cadere molti sotto la temuta soglia della povertà “ufficiale”.
Sono cittadine e cittadini come noi, che non seguono i dibattiti politici perché hanno smesso di aspettarsi qualsiasi cosa. La politica non si occupa di loro perché spesso non votano da anni, quando ne hanno il diritto. Eppure esistono e diventano più numerosi in periodi di crisi economica e aumenti dei prezzi.
Non facciamoci ingannare dai dati appena pubblicati. Se nel 2021 le persone che hanno chiesto gli aiuti sociali non sono aumentate è solo perché erano in vigore ancore le misure speciali di sostegno a causa della pandemia. Ora che queste misure sono finite vediamo che i fallimenti delle aziende aumentano e con essi i licenziamenti e la povertà.
A Natale qualcuno si sente in obbligo di porgere un pensiero caritatevole. Altri fanno un vero e grande lavoro di assistenza e vicinanza. Ma per il resto dell’anno, di questo iceberg non si vede nemmeno la punta.
E sappiamo quanto siano pericolosi gli iceberg, non solo per le navi ma anche per una società che si racconta come opulenta e soddisfatta ma nasconde sotto la superficie ciò che non corrisponde a questa narrazione.
Occuparsi di questa parte della società è essenziale per chi prende decisioni. Così come cercare di affrontare i meccanismi che producono la povertà, specialmente oggi, alla vigilia di un’epoca economicamente difficile e politicamente instabile.