Amalia Mirante, candidata al Consiglio di Stato (Avanti con Ticino & Lavoro)
Due storie diverse ma collegate dal filo rosso dell’indifferenza politica, della sordità burocratica e del cinismo dell’ufficialità.
Il docente di Lugano condannato per atti sessuali con minorenni era stato segnalato più volte, anche dalla stessa moglie, ma ha continuato a fare quel che faceva ed è stato anche nominato direttore di una sede scolastica.
In Unitas, le vittime di mobbing e molestia non sono riuscite a farsi sentire per anni. E poi, quando il Consiglio di Stato ha finalmente affrontato la questione non ha avuto nemmeno il buon gusto di escludere dalla discussione l’On. Manuele Bertoli che, in Unitas, aveva avuto un ruolo di primo piano.
Queste storie emergono come altri precedenti scandali, sempre con la politica tutta protesa da una parte a esprimere solidarietà alle vittime e, dall'altra, a lamentare la strumentalizzazione dei fatti.
Bisogna smetterla. La strumentalizzazione è un problema che interessa solo ai politici che, evidentemente, hanno la coda di paglia. Blaterare di strumentalizzazione nei dibattiti televisivi significa prendersela con chi grida al fuoco invece che con quelli che appiccano gli incendi. È una certa classe politica che si impegna non a difendere le vittime ma a tutelare se stessa.
Solidarietà? La solidarietà con le vittime si esprime tramite comportamenti e misure che impediscano ad altre persone di diventare vittime, che permettano a chi subisce soprusi di venire allo scoperto prima, di sentirsi tutelati. La solidarietà con le vittime si esprime non con parole di circostanza ma tramite la trasparenza su fatti e responsabilità, la velocità degli accertamenti, il rigore dei provvedimenti.
Alle vittime non interessano le accuse di strumentalizzazione che i politici si lanciano tra di loro né serve la solidarietà di facciata. Le persone coinvolte vogliono fatti, ascolto e tutela, possibilmente prima di diventare vittime.