Jean-Jacques Aeschlimann, candidato PLR al Consiglio di Stato
Ormai è chiaro a tutte le forze politiche che le cifre sulla demografia ticinese sono da brivido. Il nostro Cantone ha già oggi l’età media più elevata e la natalità più bassa della Svizzera, e le tendenze per il futuro sembrano chiarissime: a sud delle Alpi ci saranno sempre più anziani e sempre meno giovani.
Per il momento, la nostra strategia per risolvere la situazione – e per alimentare la nostra vivace economia – consiste sostanzialmente nell’importare i giovani dall’estero. Possiamo considerare i frontalieri, croce e delizia della politica cantonale negli ultimi vent’anni, come un doping per la nostra piramide demografica.
In prospettiva futura, però, non è detto che questo sistema si dimostri sostenibile all’infinito. Le regioni italiane di confine, Lombardia e Piemonte, hanno tassi di natalità bassi quanto i nostri, se non peggiori. In più, va tenuto presente che i figli dei frontalieri di oggi non per forza sognano di fare la stessa vita dei propri genitori.
È chiaro che tutto potrebbe andare per il meglio. Potremmo continuare a disporre di manodopera frontaliera per i settori economici nei quali ce n’è più bisogno, e nel contempo attirare sul nostro territorio immigrati molto qualificati, insieme alle loro famiglie.
Se tutto va come sognano i Giovani del Centro, autori di una recente proposta, potremmo addirittura riportare in Ticino i nostri giovani che si sono trasferiti oltre Gottardo – grazie a bonus fiscali e, perché no, al fatto che in questo Cantone si vive bene e si riesce pur sempre a trovare casa a prezzi pagabili.
Anche se non sappiamo come andranno le cose, la cosa certa è che continuare a fare come abbiamo sempre fatto non è una strategia percorribile. Non basterà impegnarsi a mettere a disposizione posti di lavoro interessanti, con una pressione fiscale ragionevole. Non si tratterà neanche di escogitare chissà quali misure di politica familiare, perché altri Paesi ci insegnano che non sempre con generose sovvenzioni statali è possibile invogliare le persone a fare figli.
Il Ticino, prima di ogni altra cosa, dovrà darsi da fare per diventare un luogo più accogliente. Lo dico per esperienza: quella che ho accumulato negli ultimi 30 anni parlando con centinaia di sportivi arrivati da ogni parte del mondo nel nostro Cantone, del quale apprezzano le qualità ma riconoscono anche i limiti.
Perché l’attrattiva di un territorio passa anche – per fare solo qualche esempio – dal superamento di certi atteggiamenti di chiusura verso gli stranieri, dalla presenza di una vita serale e notturna abbastanza frizzante, dalla possibilità per gli stranieri di esprimersi ed essere capiti anche in inglese. Passa dalla voglia di superare le proprie paure e rischiare, ogni tanto, per riuscire a costruire progetti vincenti.
Di cantieri da aprire, insomma, ne abbiamo davvero molti. Il primo, e più importante, consisterà di sicuro nel prendere coscienza che non possiamo davvero permetterci di andare avanti così, e che occorrerà avere il coraggio di mettere in discussione lo stile di vita che ci ha portati dritti dentro a questo vicolo cieco demografico.