Rocco Bianchi, Lista 12, no. 49 (indipendente)
Credo che a tutti sia capitato un capo che prende una decisione, magari all’apparenza buona, senza però aver ben valutato le cose; di solito in questi casi tocca poi ai sottoposti lavorare come matti per salvare il salvabile, ricevendo in cambio non complimenti bensì rimbrotti per non essere riusciti a mettere in pratica le sue idee. Arrogante e spesso anche incapace, è uno dei superiori peggiori che si possano avere.
L’atteggiamento della maggioranza della commissione che ha proposto di anticipare l’insegnamento del tedesco in prima media è simile: nessuno mette in dubbio motivazione e scopo (migliorare l’apprendimento di questa lingua); tuttavia dalla politica, anzi soprattutto dalla politica si deve pretendere che prima di proporre qualcosa o prendere una decisione si valutino esattamente i pro e i contro, le conseguenze e le possibilità/difficoltà di attuazione. Cosa che non è stata fatta in questo caso, visto che la maggioranza, come dichiarato da suoi esponenti, non ha ritenuto fosse il caso di effettuare gli approfondimenti necessari per capire se anticipare il tedesco in prima media sia una misura efficace per imparare meglio la lingua, né in che modo possa essere inserita nell’attuale griglia oraria.
Perché su una cosa tutti sono d’accordo: aumentarla dalle attuali 33 ore settimanali, già ora probabilmente troppe, a 35 non è possibile, per cui bisognerà sacrificare qualcosa. Cosa naturalmente gli autori della proposta sono silenti (Italiano? Altre lingue straniere? Materie scientifiche?… il mercato è aperto), anche perché ben consci non tanto che la griglia oraria non è solo la somma delle materie necessarie al raggiungimento del diploma ma soprattutto il risultato di profonde riflessioni pedagogico-didattiche, bensì delle difficoltà di far quadrare il cerchio.
Poco importa però: tanto a trovare la soluzione “ci penseranno i tecnici”, ha affermato uno dei relatori di maggioranza. Come volevasi dimostrare: la politica, per lo meno questo modo di far politica, vive di proclami e di proposte improvvisate scaricando sugli altri la ricerca di soluzioni, il superamento delle difficoltà e la responsabilità degli eventuali fallimenti, esattamente il contrario di quello che un buon politico (un buon capo) dovrebbe fare.
Nessuno mette in dubbio la necessità del tedesco per i ticinesi. Si deve però notare che lo si imparava, e anche bene, pure quando questa lingua veniva insegnata a partire dalla quarta ginnasio (attuale quarta media), e che pure gli allievi attuali non se la cavano male, a dimostrazione che a fare la differenza non è la somma aritmetica degli anni di studio, ma la loro qualità. Ed è in questo senso che la politica, quella vera, dovrebbe impegnarsi, istituendo le condizioni-quadro affinché gli insegnanti possano svolgere al meglio il loro lavoro, e gli allievi conseguentemente apprendere; il resto sono quisquilie, pinzillacchere, che durano lo spazio di una tornata elettorale e che sicuramente non giovano ai nostri ragazzi.